Centocelle e Tor Bella Monaca: Notte bianca per «pochi intimi»

Omar Sherif H. Rida

Sul sito internet della Notte bianca era classificata come «area 6»: Tuscolana, Casilina, Cinecittà, Tor Bella Monaca. La profonda periferia sud-est di Roma. Quartieri figli dello sciagurato mix tra abusivismo edilizio e architettura collettivista anni ’70. Anche lì, per gli organizzatori, sarebbe scesa la Notte bianca.
Ma il viaggio intorno all’«area 6» ha riservato amare sorprese. La Notte 2006 «si è fermata a Eboli», dove Eboli è lo sfavillio di luci del centro. Tutt’intorno solo una malinconica eco. La prima tappa è la festa per l’inaugurazione del nuovo Parco di Centocelle, cominciata nel pomeriggio con l’esibizione della Banda dell’Aeronautica. «C’era un bel po’ di gente - racconta una donna -, persino i camion di paninari». «Alle 21 - recita il programma - partiranno i grandi spettacoli previsti per la serata», e giù l’elenco dei gruppi musicali, presentati da Letizia Letza, (la Letizia del «Grande fratello»). Peccato che alle 23, sotto il palco, ad ascoltarli, solo qualche decina di persone, sparpagliate sul grande prato. E allora via verso la «Festa della Birra» al quartiere Giardinetti, organizzata dall’associazione «Commercianti e artigiani Maurizio Notargiacomo», il tabaccaio ucciso da queste parti nel corso di una rapina nell’aprile del 2004. Prima la sfilata di «Dafne Moda», poi l’esibizione di «Franchino». Una platea di allegre famigliole e adolescenti, stand di porchetta, boccali di birra a 2 euro. Le mostre e i concerti del centro lontani anni luce.
E allora via verso «Tbm», acronimo di Tor Bella Monaca, destinazione quel «Teatro Tor Bella Monaca» inaugurato pomposamente dalla giunta veltroniana che lo spacciò come l’arrivo in periferia del Grande Teatro, affidandone la direzione artistica a Michele Placido. Mai come in quest’occasione la struttura appare come un’imponente cattedrale nel deserto. Le «Torri» e la tristemente nota via dell’Archeologia a fare da lugubre contorno. Se fuori dal teatro c’è il nulla, dentro ecco gli ottimi spettacoli «Esercizi di stile» e «Storie sotto le stelle», ma tante file vuote.
Ci si allontana con addosso un gran magone provocato da questo stridente contrasto tra arte e desolazione urbana, per correre verso la penultima tappa: Cinecittà campus. Qui l’imprevisto è in agguato. Sul programma ufficiale si legge: «Coreografie curate da Garrison Rochelle. Performance di cabaret e teatro. Ernesto Assante organizza le esibizioni musicali live». Ma subito dopo l’entrata si ode solo un frastuono di musica disco proveniente da una grande sala. Degli spettacoli annunciati nessuna traccia. Questa la spiegazione: «A causa di un disguido tra il Comune e la nuova direzione - che ha ereditato la gestione di Maurizio Costanzo - è stato stampato il vecchio programma». Quello cioè che era stato ideato dal vecchio staff di Costanzo. E pazienza se nessuno è stato avvertito della variazione.
Gran finale a piazza di Cinecittà, festival «Bella Ciao», manifestazione «Notte di lotte, ovvero Avanti pop e altre contestazioni» in diretta su Radio 3. Tra gli artisti Moni Ovadia e Ascanio Celestini. Sono ormai le 2 del mattino. Si arriva in tempo per le esibizioni di Andrea Rivera (un diluvio di battute ironiche su Berlusconi, morale cattolica, capitalisti, ecc) e Sabina Guzzanti. La canzoncina iniziale della Guzzanti è fulminante: «La mia patria non è un’azienda, la mia famiglia non è un franchising». Poi un lungo e a tratti divertente monologo su - tra gli altri - giornalisti, personaggi televisivi, politici (ovviamente Berlusconi ma anche D’Alema). L’attesa per Sabina era così tanta che quando dopo di lei sale sul palco l’assessore alla Cultura, Gianni Borgna, per snocciolare i dati sul grande evento, più della metà del pubblico gli volta le spalle e se ne va.

«Sarà la Notte di tutti i romani» aveva detto il sindaco Veltroni. Ma qui al Tuscolano, nel municipio presieduto dal «rifondarolo» Sandro Medici, è forte l’impressione che lo sia stata solo di una parte. «Area 6», poteva essere e non è stato... si va a letto ancora con quel magone.

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