Centri sociali e autonomi fanno il pieno ma la loro sfilata arriva a tempo scaduto

Al netto di qualche tafferuglio iniziale e dei soliti fischi a Pisapia, Moratti e alla Brigata ebraica, è stato un 25 aprile pressoché perfetto. Tanta gente, oltre 30mila partecipanti, tanto colore, tanto chiasso, ma nessun incidente. Merito di un servizio d’ordine che ha consentito l’ingresso in Duomo ai Centro sociali, protagonisti l’anno scorso di un’indegna gazzarra, a manifestazione finita.
Non era infatti facile gestire una simile fiumana riuscendo contemporaneamente a far sfilare i pacifici e isolare i violenti. L’anno scorso in un paio di occasioni erano volate manganellate per evitare le infiltrazioni delle frange antagoniste. Che infatti, quando riuscirono a entrare in piazza, impedirono agli oratori di finire i discorsi, insultando chiunque, sopravissuti dai lager, partigiani, Brigata Ebraica, cercasse di rabbonirli.
Ieri invece tutto è stato pianificato in modo di isolare gli estremisti senza disturbare la manifestazione. Così verso le 14 quando cominciava a formarsi il corteo da piazza Oberdan, gli «ultrasinistri» hanno cercato di prenderne la testa ma sono stati subito fronteggiati dagli agenti. Qualche spingi-spingi, qualche manganello fatto roteare, i ragazzi hanno capito che non era aria e si sono ritirati in buon’ordine.
Così già pochi minuti dopo il serpentone colorato poteva iniziare a sfilare lungo corso Venezia. Poche migliaia all’inizio poi il numero è salito rapidamente, con centinaia di persone che dai marciapiedi si immettevano nel corteo, arrivato così ben presto a superare le 30mila unità. Tanto che quando la testa entrava in Duomo, la coda si stava ancora dipanando da Oberdan. In San Babila le prime provocazioni: insulti al presidente della provincia Guido Podestà e «fascisti, fascisti» alla Brigata ebraica da parte di un gruppo di antagonisti che aveva risalito il corteo. Ma questo restava l’unico episodio sgradevole di una manifestazione pur incardinata sui temi dell’antiberlusconismo più che sulla «Liberazione», ma senza episodi degni di rilievo.
Il servizio d’ordine di «basso profilo» organizzato dalla Questura ha infatti funzionato alla perfezione. Relativamente pochi infatti gli uomini in divisa lungo il serpentone, per evitare di dare l’impressione di una «festa blindata». Massima attenzione nel contempo ai centri sociali. Non tanto per il «vecchio» Leoncavallo, ormai presenza istituzionale e pacifica, quanto il Cantiere, autoinvestitosi a custode della purezza ideologica. Tra le sue file molti abituè della piazza e una «new entry» Simone Cavalcanti, uno dei due ragazzi arrestati ad Arcore lo scorso febbraio, nel corso di una manifestazione contro Berlusconi. I ragazzi venivano tenuti costantemente in fondo al corteo, per farli arrivare alla fine degli interventi. Un po’ aiutata dalla folla che defluiva lentamente, un po’ rallentando la marcia ad arte, la Questura è riuscita a farli entrare proprio sul suono della «sirena».

«Grazie a tutti, la manifestazione è finita» gridava dal palco una voce femminile mentre i «cantierini» invadevano trionfanti in Duomo. Dove restavano a cantare e gridare slogan senza più «nemici» su cui sfogare la propria rabbia.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica