Il centro si trasforma in un «happy hour» azzurro

MilanoUna volta l’anno è lecito dare i numeri, dicevano gli antichi. E la chiusura della campagna elettorale è il giorno giusto per trasformare il centro dell’affaccendata Milano in un villaggio vacanze del Pdl, con tanto di palloncini azzurri e ospiti vip. È la festa per il candidato al consiglio comunale Silvio Berlusconi. Lui è a Napoli, ma tra la folla ecco Giulio Tremonti in versione pop, Nicole Minetti che cammina tra i passanti assetati di foto ricordo, Ignazio La Russa al bar, Letizia Moratti che si sgola dal palco tra una canzone di Paolo Meneguzzi e le hola per l’idolo delle ragazzine Valerio Scanu.
Il fuoriprogramma arriva dal duetto tra La Russa e Tremonti, ospite inconsueto dei palchi elettorali. «Ecco a voi Giulio Andreotti!» arriva il (vero o finto) lapsus di Ignazio La Russa. Il ministro dell’Economia improvvisa un comizio. La butta sul ridere: «Passavo di qua, ho visto un po’ di gente... Viene il panico a parlare! Va bene, do il microfono a Ignazio: glielo darei... in testa!». Ancora gag. La Russa racconta aneddoti da consiglio dei ministri: «Tremonti è il mio vicino di banco. Quando mi faccio portare il caffè con i biscotti, me li ruba tutti».
Aria da movida elettorale. Si canta, si balla, si beve l’aperitivo, tutto in via Dante, pochi passi da piazza Cordusio. Nessuna rivolta del pane. Abbondano pizzette, grana, salame e focaccia. Drink da spiaggia milanese: signore e signori possono scegliere tra l’Americano, lo Spritz, il Mimosa. I cannoni sparano in aria grossi coriandoli azzurri e argentati.
«Vogliamo che la gente sia serena e si diverta. C’è un clima di festa e secondo me possiamo vincere al primo turno. Letizia Moratti è una signora da tailleur, Pisapia indossa l’eskimo e porta le molotov in tasca» spiega combattiva Daniela Santanchè, tra gli organizzatori dell’imponente happy hour per cinquemila persone che anima la passeggiata con vista sul Castello Sforzesco.
I banchetti distribuiscono magliette e cappellini con lo slogan: «Scrivi Berlusconi». Il leader del Pdl sorride dai manifesti affissi qua e là, tra le ghirlande di palloncini svolazzanti. «Silvio Berlusconi ci ha messo la faccia, è il nostro capolista» urla dal palco il sottosegretario Laura Ravetto, che contende a Jo Squillo il microfono da presentatrice.
Il catering sforna stuzzichini a ritmo forzato. Il coordinatore lombardo del Pdl, Mario Mantovani, si rivolge ai giovani per la prima volta al voto: «La riforma della scuola e dell’università vi salverà dallo strapotere dei baroni». Tra il pubblico si affaccia Roberto Lassini, l’autore dei manifesti antiprocure.

Il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, evoca la massima preoccupazione, l’astensionismo: «Dovete convincere gli indecisi, quelli che non vogliono andare a votare». L’altra incognita è poco lontana. Si chiama Umberto Bossi e si esibisce in un comizio in piazza Castello. Ma non è il momento di pensare alle cose serie. «È qui la festa?».

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