Antonio Signorini
da Roma
I «giochi di piazza» dellultrasinistra non portano scompiglio solo nel mondo politico. Poche ore dopo la condanna pronunciata dal premier Romano Prodi nei confronti del Pdci - reo di aver partecipato al corteo romano contro Israele e contro i soldati italiani impegnati nelle missioni di pace - anche nella Cgil è andato in scena un «processo» ai radical, in questo caso sindacalisti, nel corso di un comitato direttivo il cui esito è destinato a cambiare la geografia politica del principale sindacato italiano: tutta la sinistra interna della Cgil passa dalla «maggioranza» allopposizione. E si porta dietro i metalmeccanici della Fiom, lasciando il segretario generale Guglielmo Epifani con una solida maggioranza di «centrodestra», ma senza la federazione delle tute blu, quella più pesante dal punto di vista simbolico e degli iscritti. Un nuovo equilibrio interno, valutano esponenti della sinistra interna, che serve a rendere ancora più filogovernativo il sindacato di Di Vittorio e Lama.
La sinistra della Cgil era stata chiamata sul banco degli imputati martedì, per avere marciato il 4 novembre insieme ai Cobas, accanto agli striscioni che invitavano il ministro del Lavoro Cesare Damiano a dimettersi perché «amico dei padroni». E nonostante un divieto esplicito da parte della segreteria. Nella veste della pubblica accusa lo stesso Epifani che ha imputato alla sinistra e ai suoi metalmeccanici, oltre alla manifestazione contro la precarietà, la partecipazione al corteo filopalestinesi, quello dei fantocci bruciati, e anche lappoggio dato dallesponente della Fiom Giorgio Cremaschi e della sua «Rete 28 aprile» (larea più a sinistra della Cgil) allo sciopero contro la Finanziaria indetto da Cobas e Cub. Il pluralismo «è una ricchezza», ma «qui si sta superando un limite», è stato lavvertimento di Epifani ai monelli della sinistra movimentista.
Ma più che loutsider Cremaschi, nel mirino di Epifani cè il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini. Che ieri, nel giorno conclusivo del direttivo, ha ricambiato con un gesto altrettanto inedito per un direttivo della Cgil: ha espresso un dissenso, netto e motivato, alle tesi esposte dal suo segretario generale. Lufficializzazione di uno strappo che si è riprodotto anche nella votazioni del documento conclusivo. Epifani ha raccolto 63 voti. La sinistra di Lavoro e società, cambiare rotta, che fa parte della sua maggioranza e alla quale appartiene il segretario confederale Paola Agnello Modica 21. I 14 che si riconoscono nellarea di Rinaldini e in quella di Cremaschi si sono astenuti. Su un altro documento che riguarda i call center Epifani ha raccolto 87 voti, mentre la sinistra si è fermata a 16.
La divisione, quindi, si è concentrata sui due temi caldi della Finanziaria e del lavoro precario. Il documento passato al direttivo conferma il giudizio «positivo» della Cgil sulla manovra e fa qualche appunto sulle alcuni temi, come quello dello sblocco delle addizionali locali, sui quali si auspicano cambiamenti nel passaggio della manovra al Senato. Nello stesso documento si cita il caso degli attacchi a Damiano definendo «inaccettabili» gli attacchi personali.
Accuse che la sinistra interna respinge al mittente. «Io sono contro gli attacchi personali, quelli verso Damiano, ma anche quelli contro Maroni o Sacconi. Se per me una cosa non va bene con Berlusconi non va bene nemmeno con Prodi. Noi difendiamo lautonomia del sindacato dalla politica», ha assicurato Cremaschi che nei giorni scorsi aveva parlato esplicitamente di una segreteria «appiattita sul governo», che ieri ha ribadito laccusa a Epifani di avere commesso un «errore politico» e ha rivendicato il suo «diritto al dissenso».
Il voto di ieri non cambia ufficialmente la maggioranza che appoggia il segretario, ma sarà ugualmente uno spartiacque. E che la partita sia soprattutto politica, lo dimostrano le reazioni della sinistra radicale al monito di Epifani. In soccorso di Rinaldini e Cremaschi (che è anche un esponente di Rifondazione comunista), si è espresso il capogruppo del Prc alla Camera Gennaro Migliore, al quale non va giù laccostamento tra la manifestazione anti-israeliana e quella contro la precarietà. Epifani «ha preso una toppa», assicura.
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