Che classe nel rifare Bixio e D’Anzi

Franco Fayenz

Antonio Ballista, milanese doc, è un pianista che ha dedicato la vita alla musica contemporanea, compresa la più ostica, sacrificandole una carriera che gli sarebbe riuscita più agevole proponendo, al pari di tanti altri virtuosi, concerti imperniati su Bach, Mozart, Chopin, che pure sa interpretare come pochi. Invece no. La contemporaneità è per lui una vocazione, come ben sanno coloro che abbiano ascoltato i suoi formidabili duo con Bruno Canino. O che gli abbiano visto preparare per ore il pianoforte con viti, chiodi e mille altri aggeggi per suonare i brani per pianoforte preparato di John Cage: un lavoro da certosino che poi si distrugge in pochi minuti. Ma Ballista fa anche altro: suona ragtime, ripesca ninne nanne e filastrocche, scopre la veste classica dei Beatles, incide brani di musica «diversa» con il soprano Karin Schmidt, usa il talento di direttore nella strumentazione per pianoforte concertante e orchestra delle canzoni «made in Italy» dal 1910 al 1950. Eccolo dunque al teatro Dal Verme di Milano con il pianista Alessandro Lucchetti e l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali.

Il pubblico, abituato a tutt’altre partiture, riconosce in versioni insolite Ma l’amore no di Giovanni D’Anzi, Pippo non lo sa di Gorny Kramer, Non ti scordar di me di Ernesto De Curtis, Tango della gelosia di Vittorio Mascheroni, Parlami d’amore Mariù di Cesare Andrea Bixio e tante altre. «Non c’è musica di serie A o musica di serie B, ma solo musica di qualità», sostiene Ballista e gli applausi che si fanno via via più vigorosi dal principio alla fine del concerto gli danno ragione.

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