Prendete il Barcellona senza Messi. Prendete l’Inter senza Ibrahimovic. Prendete la Roma senza Totti. Avrete comunque delle buone squadre. Bene (anzi, male), adesso prendete questo Milan senza Gattuso. Che cosa avrete? Scommetto che l’amico Marcello Chirico, gobbescamente scaramantico, risponderebbe, ingozzandosi di gianduiotti: «Comunque una signora squadra». Io, invece, non rispondo proprio. Come si diceva un tempo, preferisco lasciar parlare il campo. Però sul campo, domenica sera (beninteso se il buon Carlo riuscirà a mandarci undici persone in condizioni accettabili...), dovrà esserci almeno un terzo dello spirito di Rino. Altrimenti, addio fichi: le Zebrette s’installeranno definitivamente al secondo posto e i Biscioncini avvolgeranno con le loro malefiche spire un altro scudetto più o meno regalato per manifesta inferiorità della concorrenza. Perché, da che calcio è calcio, quattro sono le cose da mettere sul «rettangolo verde» (sì, sono in vena di nostalgie): tecnica, intelligenza calcistica, professionalità e fisico. Ma, purtroppo per noi, se una volta ogni ingrediente valeva grosso modo un 25 per cento del totale, oggi il fisico, cioè muscoli + centimetri + resistenza, vince su tutto.
E se, mancandoti già Nesta e Borriello (a proposito, auguro a entrambi di guarire presto dalle ferite materiali e morali), ti ritrovi senza il tuo Vulcano calabrese che negli inferi del centrocampo forgia le folgori scagliate da altri contro la porta avversaria, soltanto Zeus in persona può toglierti dai guai. O, magari, una Lepre in versione magica da Bianconiglio.Che Diavolo. Già, ci salverà lo spirito di Rino
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