«Che errore cedere ai fondamentalisti»

No ai tribunali islamici in Italia, non dobbiamo rinunciare alla laicità delle nostre istituzioni. Ne è certa Farian Sabahi, esperta di islam e di Iran, giovane docente all’università di Torino e di Ginevra, figlia di un’italiana e di un iraniano. Farian conosce dunque entrambe le realtà, è parte di un’identità fluida, libera, spiega lei, perché non incasellabile.
Si è aperto in Italia il dibattito sui tribunali islamici già presenti in Gran Bretagna. Cosa ne pensa?
«Sono assolutamente contraria all’istituzione di tribunali islamici. Oggi abbiamo identità fluide ed esiste spesso un senso di non appartenenza. Questa condizione ci rende fragili ma allo stesso tempo ci dà una grande libertà. L’errore più grosso - e grossolano - nel tentativo di integrare i musulmani è l’istituzione dei tribunali sharaitici nel Regno Unito: l’Europa non può permettersi di cedere alle pressioni e rinunciare alla laicità delle sue istituzioni».
Ma questi tribunali islamici in Inghilterra non hanno un valore legale, assomigliano piuttosto a un consultorio di comunità...
«Sì, ma hanno un alto valore coercitivo laddove la comunità è forte».
Cosa possiamo fare?
«Gli immigrati vengono in Europa perché scappano da dittature o per cercare un lavoro e l’elemento più fragile sono le donne. Noi dobbiamo difendere i loro diritti, spesso da questo punto di vista stanno peggio qui che nei loro Paesi di origine. Per esempio, mentre il Marocco va avanti sui diritti delle donne, in terra d’immigrazione si rimane indietro. È importante che le donne italiane lottino assieme alle immigrate senza slogan politici».
L’istituzione dei tribunali islamici è un eccesso del multiculturalismo?
«Il multiculturalismo fa male alle donne perché ti dice di lasciare a ghetto una determinata società. E il ghetto non aiuta. Qui c’è la legge italiana».
Qual è secondo lei il primo passo concreto da compiere?
«Oggi il problema più forte sono le seconde generazioni. È necessario far sentire fin da subito i bambini italiani».
Christopher Caldwell nel suo ultimo libro «Reflections on the revolution in Europe» spiega come non siano i numeri a essere importanti, ma le divergenze culturali. Esiste un compromesso?
«Caldwell mette in evidenza il fatto che molto spesso gli immigrati (e pure gli imam) vivono e operano grazie ai sussidi dei Paesi europei, e quindi a spese di chi lavora. Il compromesso deve essere fatto da entrambe le parti ma l’Europa non può e non deve rinunciare alla laicità delle proprie istituzioni e non deve quindi cedere - per esempio - a concessioni come i tribunali islamici.

Perché la laicità delle istituzioni non è solo nell’interesse degli europei ma anche dei musulmani moderati e dei tanti fuggiti a regimi fondamentalisti. È assurdo che questi ultimi vengano in Europa e si trovino sottoposti a leggi da cui hanno cercato scampo».

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