Bin Laden

Che orrore il coro buonista sullo sceicco del terrore

Com’era buono Bin Laden. Avete visto? Sono bastate 48 ore per trasformare lo sceicco del terrore in una specie di Ciccio Papero con la barba, un uomo innocuo, perfino un po’ simpatico, orrendamente trucidato dai quei cattivoni con la faccia verde scesi dagli elicotteri degli Stati Uniti. Hanno detto che è stato ucciso in un conflitto a fuoco? Macché: è stata «un’esecuzione a sangue freddo». Hanno scritto che ha usato la moglie come scudo umano? Macché: è stata lei a lanciarsi in avanti per salvarlo con un gesto d’amore. Praticamente Giulietta&Romeo. Osama, del resto, era un tenerone disarmato, aveva appena un mitra, una pistola e un pigiamino a righe, intimo per uomo, magari pure la papalina e i pedalini. Sicuramente si era lavato i denti, prima di rimboccarsi le coperte. Lo garantisce la figlia dodicenne: «Catturato vivo e poi ammazzato davanti alla famiglia». Si può mettere in dubbio la parola di una piezz’e core?
No, non si può. E così, il gioco è fatto. Come in un palcoscenico impazzito, nel circo mediatico le parti in commedia sono state ridistribuite al contrario. I buoni, cioè gli americani che hanno liberato il mondo dal principe degli attentati, sono diventati cattivi: dicono le bugie, nascondono la verità, devono «dare spiegazioni», come intima l’Onu, e si prendono le reprimende planetarie perché, per scoprire la verità, probabilmente hanno anche osato «interrogare in modo duro» i prigionieri di Guantanamo (ma come si permettono? «Interrogatori duri»? Per scoprire il covo di Bin Laden non bastavano mazzi di fiori e ferrero rocher?). E il cattivo, invece, cioè il rais di Al Qaeda, il capo terrorista che ha ammazzato e massacrato, tagliato gole, mandato kamikaze in mezzo mondo a seminare sangue e morte, ebbene lui è diventato buono. Praticamente un pacioccone che dormiva in una modesta casetta, col pigiamino, circondato dai suoi affetti. Un uomo innocuo, insomma un padre premuroso. Come ci rivela un titolo a tutta pagina della Stampa: «Era una famiglia modello».
Ma certo, una famiglia modello. Papà mozza le teste, ma è tanto buono. E i suoi figli crescono in rettitudine e virtù. In attesa di diventare kamikaze o tagliagole, sono così teneri: se escono di casa che cosa comprano? «Caramelle», ovviamente. Scrivono proprio così i giornali: caramelle molto zuccherose, è chiaro. Del resto, tutta la famiglia era dolce, bombe e stragi a parte: per esempio «se una palla finiva in giardino risarcivano il bambino». Pensate un po’: non gli sparavano con i kalashnikov, vedete la gentilezza? Un vicino racconta: «Li incontravo spesso. Una volta mi hanno regalato due conigli». Conigli vivi, poffarbacco: Bin Laden, si sa, non torce nemmeno un pelo ai lapin, al massimo macella i cristiani.
E dunque? Avanti con il Quartetto Cetra: nella vecchia fattoria, ya ya oh, di Osama c’era la capra (beeee), 150 galline, pecore, due mucche e quattro cani. Tutti trattati benissimo, probabilmente c’è anche un’antica certificazione dell’associazione animalisti: le galline non devono temere Bin Laden. A meno che non capiti loro di passare per le Twin Towers, s’intende. Nella vecchia fattoria, ya ya oh: la famigliola modello, ci viene fedelmente riferito, si faceva portare 10 litri di latte a settimana, quotidiani, pane e scatolette. Come non provare simpatia per questo tenero quadretto? Questi signori avranno pure massacrato migliaia di persone. Però, perbacco, «bruciavano regolarmente i rifiuti», non sporcavano e «consumavano» perfino «poco gas». Poi «uscivano la mattina a bordo di un furgoncino rosso del 1987» con le loro «brave mogli» e i loro «bravi figli» come una famiglia di impiegati qualunque. E dove andavano, di grazia? A fare un pic nic? A trovare nonna Papera? A giocare a palla in riva al ruscello? O studiare l’attacco alla metropolitana di Londra?
L’ultima l’abbiamo scoperta ieri: Bin Laden (che buono! Che buono!) è stato ucciso solo perché «non era nudo». Come a dire: vedi, quant’è strana la vita, basta indossare un paio di boxer e ti fanno fuori. Non fai a tempo a metterti la canottiera e zac, ti piombano in camera da letto quei rambo dei Navy Seals e ti crivellano. Le Torri Gemelle, i messaggi di morte, l’attentato di Atocha, la decapitazione di Berg, l’omicidio Quatrocchi, etc etc? Tutto dimenticato. Osama è morto perché ha sbagliato a vestirsi, poveretto. E quegli americani feroci l’hanno pure ridotto così male che non si possono mostrare le foto. Perdinci: in questi anni abbiamo visto di tutto, qualsiasi orrore in diretta, gli uomini di Al Qaeda ci hanno fatto scorrere sotto gli occhi fiumi di sangue e immagini raccapriccianti, ma adesso, all’improvviso, siamo diventati sensibili. Non possiamo vedere le immagini. E i commentatori, per di più, s’indignano notando che i cadaveri delle guardie del corpo di Osama avevano «ferite alla testa».

Ma guarda un po’: cadaveri con ferite alla testa. E come dovevano ammazzarli quei criminali? Con un buffetto sulla guancia? Con un pizzicotto sul sedere? Accidenti, è proprio ora di fare chiarezza: qualcuno, per cortesia, sa spiegare come si fa a togliere di mezzo il più pericoloso dei terroristi senza disturbare troppo? Magari senza rovinare la quiete dei suoi conigli e delle sue caprette? E, soprattutto, senza farlo diventare immediatamente un candidato per il premio bontà Mulino Bianco?

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