Politica

Chef controlla i menù di casa «Mamme, cucinate male»

Un famoso cuoco se la prende con i fast food familiari. «I figli sono sovrappeso»

Erica Orsini

da Londra

I ragazzini britannici sono troppo grassi? Tutta colpa di quei disgraziati dei loro genitori, che li mandano a scuola con un pranzo al sacco pieno di schifezze. Jamie Oliver, il giovane chef inglese paladino della cucina sana e senza grassi aggiunti, torna alla carica.
L’anno scorso aveva convinto il governo a stanziare 220 milioni di sterline in più per il miglioramento dei menù scolastici. Le sue trasmissioni, in cui fotografava la miseranda realtà delle mense degli istituti pubblici del paese, avevano avuto un tale impatto da costringere Tony Blair a fare qualcosa di concreto sul versante della corretta alimentazione. Azione più che meritoria in un paese in cui l’indice di obesità dei minori è uno dei più alti d’Europa. Oliver, dopo una serie di programmi in cui diffondeva ricette ispirate alla cucina mediterranea, aveva mostrato alla gente che cosa mangiavano i ragazzini a scuola, in quella mezz’ora scarsa concessa loro per pranzare. Per cinque giorni di fila, un delirio di patatine fritte e ciambelle ipercaloriche. Roba congelata, facile da preparare e soprattutto molto a buon mercato. Così, il cuoco trentenne è riuscito a diventare il simbolo della campagna per un modo di mangiare più sano.
Vinta quella battaglia Jamie non è ancora soddisfatto e ora se la prende con le famiglie. Qualche fondo governativo in più aiuta, ma non può cambiare un’errata cultura alimentare. Nelle scuole inglesi uno studente può scegliere di mangiare in mensa o di portarsi il pranzo da casa. Spesso, il cibo servito a scuola è talmente disgustoso che gli alunni preferiscono il sandwich materno. Il problema - ha fatto notare però Oliver - sta alla base. Non sono soltanto le mense scolastiche a cucinare male. Anche le madri britanniche non sono degli assi in cucina, ammesso che ci mettano mai piede. Secondo il cuoco, infatti, il 70% dei lunch boxes preparati dai genitori dovrebbe esser messo al bando, tanto sono pieni di bibite gassate, snack preconfezionati, dolcetti zeppi di conservanti. «Se dai a tuo figlio una bibita gassata per pranzo sei un’idiota - ha dichiarato Oliver - e se non sei in grado di preparargli dei pasti caldi dovresti darti una mossa». Mamma e papà devono mettersi in testa che rifilare una bevanda energetica dal colore accattivante che trabocca di zuccheri per permettere al proprio pargolo di riuscire a mantenersi sveglio durante la giornata scolastica, non è poi molto differente dal rifornirlo di una striscia di cocaina.
Se molti genitori si sono ritrovati d’accordo con le parole dello chef e se molte scuole hanno adottato menù più sani, non tutte le famiglie hanno gradito la ramanzina dietetica. E alcune mamme sono perfino passate al contrattacco. Due signore dello Yorkshire hanno deciso di ribellarsi nel nome del junk-food, il cibo-monnezza che Oliver tanto ha faticato a far bandire dalle scuole. Julie Critlow e Sam Walker, i cui figli sono iscritti a una scuola pubblica di Rotherdam, in questi giorni si presentano all’ora di pranzo ai cancelli, vendendo il cibo dei fast food locali. La risposta è stata tristemente positiva. «Distribuiamo tra i 50 e i 60 pasti quotidiani - hanno raccontato le due donne - Ai ragazzi non piace il menù scolastico, muoiono letteralmente di fame. Inoltre, per 3 sterline e 75 mio figlio riceve un minuscolo pezzo di pizza, un frullato e un frutto. Io ho due figli e non posso permettermi questi prezzi. Il cibo nei fast food è migliore e costa meno». «A casa i nostri figli hanno una dieta bilanciata - insistono - Nel freezer trovi carne di ogni tipo. Non so perché aumentino di peso, ma non sempre dipende da quello che mangiano, ha più a che fare con qualcosa di genetico». Fino ad ora Oliver non ha fatto commenti, ma il suo portavoce è stato lapidario.

«Se queste mamme vogliono accorciare la vita ai loro figli e a quelli degli altri, questa è una loro decisione».

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