CHI HA PAURA DEL VOTO

E ora nel centro-destra che succederà? Risposta sensata: niente. La mastodontica manovra pubblicitaria del neonato Partito Democratico ha un unico senso reale: tentare affannosamente di costruire a sinistra un marchingegno capace di fronteggiare l’alleanza berlusconiana. Quel che è avvenuto a sinistra appartiene ai problemi della sinistra, non alle soluzioni per il Paese. E si tratta dei problemi di sopravvivenza della sinistra moderata e borghese che cerca di restare al governo tentando di sbullonarsi dalla sinistra radicale: la nascita del Pd è infatti una dichiarazione di fallimento dell’alleanza fra due monconi incomponibili ma con il trucco di rifilare come nuovo un vecchio attrezzo sperando che il restyling possa produrre uno slancio competitivo. Lo spettro a sinistra sono le elezioni anticipate. Detto per inciso, questo è il motivo politico per cui il presidente Napolitano è stato eletto: per non concedere mai e poi mai, se Prodi cadesse, il ricorso anticipato alle urne del cui sacro lucchetto è il gran sacerdote.
Dunque la nascita del nuovo Pd e le sue modalità di improprio travestimento “all’americana” (ma in realtà visibilmente all’amatriciana) risponde soltanto ad una necessità difensiva che passa attraverso un’operazione di insopportabile prepotenza televisiva allo scopo di rifilare un prodotto di puro marketing quale il plebiscito per il nostro amico Uolter, il quale forse ignora di seguire più da vicino le linee di pubbliche relazioni di Cesare Ottaviano, rinominato Augusto, che quello di John Fitzgerald Kennedy, ribattezzato “l’altra America”: Augusto viene dal verbo “augeo” che vuol dire aumentare, pompare, e l’operazione augustea fu, come quella attuale, una operazione di pompaggio. Ma la scelta di Uolter e il suo cesarismo augusteo hanno un significato ben più modesto: far crescere artificialmente l’immagine di un anti-Berlusconi, gonfiandolo alla maniera dell’omino Michelin. Lo scopo è quello di dare alla sinistra una speranza onirica a partita quasi persa.
Ma se lo scopo dell’operazione Pd è solo difensivo, al centro-destra occorre rispondere senza farsi ipnotizzare dal grande show e attaccare politicamente: un partito unico di centro-destra non è infatti a portata di mano proprio perché lo schieramento è saldo e perché non esiste, come accade a sinistra, alcun problema di leadership: Forza Italia, partito monarchico e anarchico, non è un ufficio di collocamento come il Pd e nessuno si sogna nella coalizione di sostituire Berlusconi. L’azione politica resta dedicata ad un solo obiettivo: elezioni anticipate subito, una volta caduto Prodi, per una questione di legittimità e di emergenza democratica. La risposta secondo noi è una linea politica, non organizzativa.

Ma si tratta di una linea che richiede molta determinazione perché il Presidente della Repubblica non sembra affatto pronto a garantire le dure regole del bipolarismo (se il governo cade si torna a votare) ma piuttosto quelle della vecchia Repubblica in cui, morto un Papa se ne fanno altri dieci.

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