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Chi vuole bruciare una risorsa del Paese

di Che succede a Finmeccanica? Ieri il titolo è stato sospeso per eccesso di ribasso, dopo aver toccato un -8%, a quota 5,2 euro, ben lontano dagli 8,45 euro registrati solo a luglio. Ma in realtà la società, probabilmente il gruppo industriale italiano più strategico, resta salda e in rotta per una ristrutturazione che la rinforzerà. Sempre che si eviti, con italico autolesionismo, di colpirla surrettiziamente, per la gioia dei concorrenti.
Certo la flessione in Borsa non è legata solo al gossip giudiziario che ha portato il direttore commerciale del gruppo a rimettere il suo mandato e alle dimissioni di un dirigente di una controllata. Ma anche una storia di escort o di supposti illeciti ha contribuito a stimolare le vendite. Tuttavia, posto che la caduta dei listini è generalizzata (Piazza Affari ha perso oltre il 3%), non va dimenticato che la scorsa settimana il titolo della società di Piazza Montegrappa aveva guadagnato quasi il 25%. Un balzo di tale entità maturato in tre giorni poteva anche portare ad un aggiustamento: chi ha guadagnato è andato all’incasso. Alla comunità finanziaria la pochade delle «escort» non interessa. Ma certo ieri qualcuno, anche sul mercato, ci ha marciato, nuocendo gravemente anche all’immagine di Finmeccanica. Quanto alle pratiche commerciali abituali per grandi gruppi che operano nel settore della difesa, è curioso chi mercati si spaventino per le intercettazioni nostrane, quando di solito lo fanno solo di fronte a tsunami come quelli che hanno coinvolto BAE Systems in Arabia Saudita o Thales a Taiwan. Niente del genere è emerso su Finmeccanica.
Il rialzo dei corsi di borsa della scorsa settimana si basava su ben altri elementi: le voci circa la cessione di una ulteriore quota di Ansaldo STS, la società attiva nel segnalamento ferroviario, nonché la vendita di tutta o parte Ansaldo Breda, società ferroviaria che da anni è una spina nel fianco di Finmeccanica ed ha richiesto iniezioni di fondi per oltre 800 milioni di euro. In lizza General Electric, Alstom, forse anche Bombardier. Se venderà, Finmeccanica farà cassa e non dovrà più sostenere settori non strategici. Ai mercati questo piace, si realizzerebbe una promessa fatta troppe volte. Si aggiunga poi l'annuncio di una seconda fase del piano di ristrutturazione di Alenia Aeronautica, un progetto valido, ancorché «morbido», senza licenziamenti, che renderà più competitiva e redditizia una società che produceva risultati non in linea con le aspettative. Anche questo piace agli investitori, i quali sono i veri «padroni» di Finmeccanica, perché detengono la maggioranza del capitale, per non parlare delle obbligazioni. Cosa che non va dimenticata quando si scatenano regionalismi e veti incrociati. Non c’è invece nessun effetto particolare su Finmeccanica a causa della riduzione della componente «core» del bilancio della difesa Usa.
Ma proprio perché Finmeccanica ha dimensioni internazionali ed è per molte industrie straniere un concorrente temibile, qualunque evento la possa ostacolare o danneggiare è benvenuto e viene sfruttato a dovere. Così sta avvenendo in queste ore, anche per il tramite di strumentalizzazioni che nascono e si sviluppano in casa nostra. Ma così un Paese giuoca con il fuoco: Finmeccanica è impegnata fino in fondo per adeguarsi alla nuova realtà economica e di mercato.

Di fronte a una società strategica per il nostro Paese, non c’è bisogno né ci si possono permettere distrazioni.

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