Whistler Mountain «Puntate sui giovani, noi non abbiamo possibilità». Gerhard Plankensteiner e Oswald Haselrieder non si illudono e hanno una sola certezza: confermare la medaglia di bronzo conquistata a Torino quattro anni fa per loro sarà quasi impossibile. «Puntate sugli altri, Oberstolz-Gruber, loro sì possono andare sul podio!». Solidarietà tipica di questa grande famiglia dello slittino, non una di quelle famiglie moderne allargate e piene di tensioni, no, questa è una famiglia vera, dove regnano armonia e serenità. Del resto anche Zoeggeler festeggiando la medaglia, l'aveva fatto capire: «I miei risultati sono fondamentali, senza medaglie il nostro sport morirebbe».
E allora avanti il prossimo, anzi i prossimi, sono loro, «i giovani» Christian e Patrick, che proprio giovani non sono visto che hanno superato i trenta e oggi partiranno nella loro terza Olimpiade, a Salt Lake City nel 2002 finirono diciassettesimi, a Torino quinti e delusi. Nell'ultima coppa del mondo sono arrivati terzi, nelle prove di questa vigilia sono stati sempre con i primi, a differenza di Gerhard e Oswald loro ci credono davvero, stavolta può essere quella buona per salire finalmente su un podio importante, a loro non è mai riuscito, nemmeno ai Mondiali.
Anche Walter Plaikner ci crede. E se ci crede lui… Il capo allenatori della squadra azzurra è alla sua undicesima Olimpiade, dopo la medaglia d'oro conquistata nel 1972 in coppia con il mitico Paul Hildgartner di medaglie ne ha vinte tantissime altre, grazie agli altri, e sa di cosa parla. «Anche per la gara di doppio hanno abbassato la partenza, giusto così, qui si raggiungevano velocità elevatissime e proprio con la slitta da doppio la parte finale della pista poteva diventare problematica. Nulla da dire dunque sulla scelta della giuria. Certo per le nostre coppie, come già per Zoeggeler, la modifica non è stata positiva perché ora la partenza è appena prima di una curva che sta creando grossi problemi a tutti, tranne agli austriaci, che sulla carta sembrano davvero imbattibili». Si lotta per il bronzo, allora? «No, no, perché? In gara non si sa mai, l'oro sembra davvero assegnato alla coppia Linger-Linger (detentori del titolo, ndr), ma l'argento può scapparci, anche perché per domani finalmente si prevede bel tempo e temperature più basse, la gara partirà alle cinque del pomeriggio e per noi sarà un vantaggio. Se trovassimo il ghiaccio simile a quello dell'ultima prova della gara singola, che ha dato il bronzo ad Armin, allora avremmo davvero molte possibilità in più».
Domenica, dopo l'ennesimo trionfo di Armin, Walter si è tinto la parte finale della sua barbetta col tricolore, un bel segno patriottico da parte di una squadra 100% altoatesina che a Torino quattro anni fa aveva scatenato polemiche perché Plankensteiner-Haselrieder avevano ammesso di non conoscere l'inno di Mameli. Non è nemmeno il caso di tornare sull'argomento, questi ragazzi sono italiani veri, orgogliosi di esserlo, a loro importa poco che alla vigilia di una gara che può portare medaglie i giornalisti presenti all'ultima prova siano due (la sottoscritta e un altoatesino, guarda caso) e sanno bene che in caso di successo, stasera, a Casa Italia ce ne saranno molti di più. Non è la gloria che cercano, sono le sensazioni uniche che può dare una discesa su una slitta ipertecnologica in un budello di ghiaccio a oltre 140 all'ora, roba da pazzi, gli slittinisti in pista sembrano missili, se non li vedi non ci credi.
Per loro, gli altoatesini, andare con la slitta è una passione che va al di là del fatto agonistico. Kurt Brugger, allenatore della squadra A azzurra, ovviamente ex atleta anche lui (fu oro con Huber nel doppio a Lillehammer nel 1994), racconta: «Da noi sono sempre di più i bambini che vanno in slittino sulle piste naturali e sulle strade, anche i miei figli adorano che li porti a divertirsi così, il nostro però resta uno sport di nicchia, perché il passaggio all'agonismo sulle piste artificiali non è facile, anche perché in Italia le piste non ci sono…».
Solo in primavera si deciderà se smantellare o meno quella di Cesana Pariol, costruita per i Giochi del 2006 e da allora utilizzata saltuariamente per allenamenti e gare. Il progetto è di venderla, perché la sua manutenzione costa troppo. Un'altra medaglia potrebbe forse far cambiare idea a qualcuno.
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