Roma - Ci sarà lo sciopero. E la protesta della Funzione pubblica del primo giugno non potrà che avere una conseguenza tutta politica che il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni definisce «effetto slavina». Una situazione pericolosa che il sindacalista non imputa a tutto l’esecutivo, ma solo a chi tenta «in modo subdolo» di «fare saltare il tavolo» con i sindacati. Quasi la ricerca volontaria del conflitto. Giudizio negativo anche sulle pensioni. La classe politica, invece di dare ai cittadini stabilità, ha deciso di modificare la riforma Maroni e lo scalone. Ma ora, con la modifica dei coefficienti, minaccia di sostituire la legge del centrodestra con qualcosa che peggiorerà la situazione dei giovani.
Con questo rinvio il confronto è definitivamente compromesso?
«C’è da rimanere allibiti, risponderemo duramente. Ci sarà lo sciopero. Ma quello che mi preoccupa è che il governo sembra incapace, oltre che di mettere a disposizione le risorse necessarie, di corrispondere ad un preciso dovere contrattuale e anche di presentare un piano industriale. Io, che sono un ottimista impenitente, non posso non riscontrare come ci sia qualcuno che in modo subdolo vuole fare saltare tutto il banco delle relazioni con i sindacati. Se è così, auguri al governo».
Pensa che un atteggiamento più rigido con il pubblico impiego farà perdere consenso all’esecutivo?
«Certo. Vediamo benissimo che c’è chi sta facendo un gioco sottile tentando di screditare l’immagine degli impiegati pubblici, ma sono cose che i ministri e il governo non dovrebbero avallare. Il gioco al massacro non paga. A tenerne conto non saranno solo gli impiegati pubblici, ma anche i cittadini che hanno capito benissimo. Non si comporta così nemmeno il peggiore datore privato».
Però, come ha ricordato Confindustria, c’è anche un problema di efficienza del lavoro pubblico...
«Ed è proprio questo che dovremmo fare. Un governo serio e degno di questo nome proporrebbe uno scambio. Metterebbe sul tavolo i soldi e chiederebbe maggiore impegno sulla produttività e sul merito. E questa era proprio la novità del memorandum che abbiamo firmato e che è stato disatteso».
Pensa che lo stallo sia dovuto a un braccio di ferro nel governo?
«Non voglio entrare nel merito di questo aspetto. Noi diciamo che si devono presentare con una sola linea, prima possibile».
Ci sono spazi per evitare lo sciopero?
«Solo con un accordo concretamente definito e operativo».
Un sondaggio del settimanale L’Espresso sembra dare ragione alla vostra posizione sulla previdenza. Gli italiani sono favorevoli a un innalzamento dell’età pensionabile fino a 60 anni, ma sono contrari a una revisione dei coefficienti che taglierebbe le prestazioni. Soddisfatto?
«Non ci vuole una scienza per capirlo. Basta il buon senso. Non vedo perché un giovane che rientra completamente nel sistema contributivo debba arrivare a prendere meno di quanto ha versato. È un’idea strampalata».
Però il sindacato preme anche per abolire lo scalone...
«È stato il governo a porsi questo obiettivo nel suo programma. Ha detto che voleva abolire lo scalone deciso dal precedente esecutivo per sostituirlo con qualcosa di meglio. E devo dire che è seccante assistere su materie così delicate alla produzione di riforme che durano un ciclo politico. È la dimostrazione di quanto questo bipolarismo sia ormai negativo oltre che dell’immaturità degli schieramenti politici. La gente chiede alla politica stabilità e ottiene l’opposto. Il governo deve superare lo scalone per fare meglio, quindi deve escludere le strade che i più rigoristi ipotizzano e che sarebbero più penalizzanti dello scalone».
I sindacati sono parte in causa anche nella privatizzazione di Alitalia. Pensa che le vostre richieste compromettano la competitività della compagnia?
«Ci si accusa di voler mantenere lo stesso livello occupazionale. E ci mancherebbe altro, è il minimo che possa dire il sindacato. Anche perché è un obiettivo non difficile da raggiungere se Alitalia tornerà sulle rotte che ha abbandonato e, magari, con più flessibilità.
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