Ciak non si gira, la Mgm in crisi ferma le riprese di James Bond

Roma«Il domani non muore mai». Forse i tanti fan di James Bond si aggrapperanno a questo celebre titolo della saga più longeva della storia del cinema per superare psicologicamente il comunicato, rimbalzato ieri sui siti di mezzo mondo, in cui Michael G. Wilson e Barbara Broccoli della Eon Productions annunciano il blocco della produzione del nuovo episodio dello 007 più famoso al mondo: «Non sappiamo quando riprenderemo e non abbiamo una data per l’uscita del “Bond 23”». Avete letto bene, Bond numero 23. Tanti sono i titoli della filmografia cosiddetta ufficiale iniziata nel 1962 con Licenza di uccidere interpretato dal leggendario Sean Connery. E pensare che ci sono addirittura altri film considerati «apocrifi» (tra cui 007 - Mai dire mai del 1983 sempre con Connery quando invece il volto «ufficiale» era quello di Roger Moore) perché non prodotti dalla famiglia Broccoli che sulla celebre spia di Sua maestà, nata però dalla penna di Ian Fleming, ha costruito un impero economico. Tanto per capirci, il titolo più recente della saga, Quantum of Solace di Marc Forster del 2008 con Daniel Craig protagonista, ha incassato in tutto il mondo 586 milioni di dollari quasi quanti il precedente Casino Royale di Martin Campbell.
Insomma Bond al cinema tira sempre tantissimo e ogni suo film è un successo assicurato. Ma allora che cosa sta succedendo? Perché è a rischio il «Bond 23» con l’ormai collaudato Daniel Craig diretto da un nuovo regista, l’«attapirato» Sam Mendes (prima divorzia da Kate Winslet e poi gli salta il film), e soprattutto con la novità di uno sceneggiatore bravo e molto british come Peter Morgan (The Queen - La regina di Stephen Frears)?
Tutta colpa dei guai finanziari (quasi 4 miliardi di dollari di debiti) della gloriosa casa di produzione Metro Goldwyn Mayer di cui si ricorderà certamente la sensazionale scalata nel 1990 di Giancarlo Parretti andato fallito l’anno successivo. È infatti proprio agli studios del mitico ruggito del leone (come non ricordare Via col vento e Ben Hur) che i due produttori Michael G. Wilson e Barbara Broccoli, proprietari dal 1995 dei diritti cinematografici di Bond, addossano la colpa di tutti i problemi: «A causa della continua incertezza sul futuro della Mgm e della mancata vendita dello studio, abbiamo sospeso lo sviluppo del nuovo Bond». E che la situazione sia particolarmente drammatica lo dimostra il fatto che lo stesso stop, mediaticamente meno pubblicizzato, sia già avvenuto agli inizi di quest’anno. Ora l’annuncio è più clamoroso e perentorio. Si tratta probabilmente di una mossa politico-finanziaria per sbloccare una situazione di stallo in cui la Mgm, attualmente controllata da un gruppo d’imprenditori insieme alla Sony, sta rifiutando molteplici offerte di acquisto e anche un piano di ristrutturazione proposto dai fratelli registi e produttori, Ridley e Tony Scott. Insomma la partita si gioca tutta in ambito finanziario visto che la Mgm, storica produttrice della saga di Bond, senza il nuovo blockbuster ha molte meno carte da giocare con eventuali investitori.
Comunque di soldi per il nuovo 007 ce ne vogliono, e tanti. Anche perché i costi negli ultimi anni sono cresciuti esponenzialmente: Casino Royale aveva un budget di 100 milioni di dollari, più che raddoppiati con il recente Quantum of Solace. Cifre astronomiche che consentono, ad esempio, di annunciare l’ingaggio, poi smentito, della nuova Bond-girl Freida Pinto per 3 milioni dollari. E se questo sarebbe stato il compenso dell’interprete indiana di The Millionaire chissà quale sarà quello di Rachel Weisz (l’attrice ora nelle nostre sale con Agorà) che i rumors assicurano nel film.

Nel cast di «Bond 23», oltre a Daniel Craig, troveremo, Mgm permettendo, anche la sua abituale superiore diretta «M», interpretata come sempre da Judie Dench, impegnata questa volta nelle fitte trame spionistiche ordite tra il Regno unito e l’Afghanistan dove il film si sarebbe dovuto girare, addirittura in 3D per poi uscire nel 2011.
Il rischio ora è che sulla saga scorrano solo i titoli di coda con il classico «The End». Anche se i bondiani doc sanno bene che è presto per dirlo perché «La morte può attendere».

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