"Ho parlato con Giorgia per fare il Cpac in Italia"

Il capo della kermesse globale dei conservatori Matt Schlapp: "Trump? Gli Usa non pagheranno più per tutti"

"Ho parlato con Giorgia per fare il Cpac in Italia"

Matt Schlapp è il presidente del Cpac, la principale conferenza dei conservatori al mondo di cui Donald Trump è stato ospite in numerose occasioni e dove è intervenuta anche Giorgia Meloni. Lo abbiamo incontrato a Varsavia in occasione della cena di Gala organizzata per l'insediamento del nuovo presidente polacco Karol Nawrocki e ha annunciato in esclusiva al Giornale la possibilità di organizzare il Cpac in Italia: «Ne ho parlato con Giorgia Meloni».

Uno dei principali temi di discussione in Europa in questi giorni sono i dazi, come giudica l'accordo tra gli Usa e l'Ue?

«L'accordo ha portato a buone conclusioni, il punto chiave della politica di Trump è riorientare l'idea che l'America sia così grande e la sua economia così forte da poter assorbire le conseguenze economiche dei dazi sui suoi prodotti senza che questi corrispondano anche ai prodotti che entrano nella nazione. Il presidente Trump vuole riorientare il mondo su questa idea che l'America debba pagare per tutti, noi paghiamo molti dei costi della Nato e della difesa, dei peacekeeping ma l'America ha un enorme debito perciò Trump dice: avete degli obblighi economici verso Usa e verso i vostri cittadini, dovete rispettarli».

Per questo Trump ha insistito per il raggiungimento del 5% di spesa militare in rapporto al Pil da parte delle nazioni Ue?

«So che è difficile arrivare al 5% di spesa pubblica per la difesa, è una grande percentuale. Probabilmente per alcune nazioni è più facile che per altre ma il problema è che se non spendi il 5% per la tua difesa c'è il terribile rischio che, se scoppia un conflitto, i tuoi nemici sanno che non hai le capacità militari per difenderti. Aspettarsi ancora una volta il supporto degli Usa con la propria forza militare non è saggio perché l'America ha avuto diversi tipi di presidenti e ne può arrivare uno che non vi difenderà perciò dovete sviluppare alcune capacità basilari per difendervi da soli».

Il contrasto all'immigrazione irregolare è uno dei cardini della politica di Trump, cosa dovrebbe fare l'Italia per diminuire gli sbarchi di migranti?

«Mi piace molto quello sta facendo Giorgia Meloni sull'immigrazione, penso che le nazioni europee stiano facendo il massimo per avere un sistema migratorio più regolamentato. Un'immigrazione incontrollata aumenta il crimine nelle città e crea danni alla nostra cultura, mia figlia ha studiato per un semestre a Roma ed è stata aggredita da un immigrato».

Davvero, a Roma?

«Sì, penso che sia diventato troppo accettato ciò che accade nelle città europee ma non sto dicendo che le città europee siano meno sicure di quelle americane. Le città americane sono peggiori, sono piene di immigrati irregolari e di criminali, non sono molto orgoglioso dello stato in cui sono le nostre città ma non c'è dubbio che le città in Europa stiano vivendo conseguenze molto negative per non avere il controllo dell'immigrazione. A causa di questo tema ci saranno più governi conservatori e sovranisti in Europa nei prossimi anni».

Ciò è dovuto anche alla perdita di identità da parte dell'Occidente

«L'idea che ci siano tradizioni cristiane di cui doversi vergognare o che la religione debba essere messa da un lato e che non si debba insegnare ai figli e ai nipoti le tradizioni religiose è un errore di cui l'Occidente sta vedendo le conseguenze. Negli Stati Uniti si è soliti dire che la diversità è la nostra forza, questo insegnano ai bambini ma abbiamo capito che l'America deve avere un'identità che ci tiene uniti altrimenti ci troveremo in una brutta situazione».

C'è un rischio in questo delicato momento storico di una divisione dell'Occidente e di una frattura tra Stati Uniti ed Europa?

«Penso sia un errore dividere l'Europa e gli Stati Uniti, abbiamo valori comuni e una cultura comune. A volte sembra che il presidente Trump e il vicepresidente Vance abbiano posizioni contro l'Europa ma non è così, contrastano il globalismo ma sanno che le nostre nazioni devono avere relazioni forti».

A proposito di identità, l'Italia vive da tempo un calo delle nascite, cosa farebbe lei per cambiare questa situazione?

«È molto semplice. Ristabilire l'idea che un giovane uomo e una giovane donna devono sposarsi. Ciò che abbiamo fatto in questa società è rendere i matrimoni un'idea vecchia e fuori moda, una persona giovane dice forse mi sposo dopo che la mia carriera è decollata o forse mi sposo dopo che ho comprato una bella casa ma è un modo completamente sbagliato di ragionare. Dovremmo riportare il focus sulla bellezza di avere matrimoni forti».

Parlando del Cpac, dove prevedete di organizzarlo nei prossimi mesi?

«Mi piacerebbe ci fosse il Cpac in ogni nazione, questa è la nostra ambizione. Avremo un Cpac in Paraguay, lo avremo in Giappone e Australia. Stiamo avendo dialoghi in Gran Bretagna che è un partner naturale e abbiamo parlato dell'Italia».

Ne ha parlato con Giorgia Meloni per organizzarlo in Italia?

«Sì ne ho parlato con lei, abbiamo una grande considerazione della Meloni, cercheremo di farlo funzionare».

Quindi ci sarà il Cpac in Italia il prossimo anno?

«Le posso dire questo: tornerò a parlarne con Giorgia Meloni. Il Cpac ha avuto un'ottima riuscita in Polonia e in Ungheria perciò dobbiamo continuare a promuoverlo».

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