Ufficio provinciale per il dem Ricci: dubbi sul contratto

Il sindaco che ha sollevato il caso: "Gli atti non parlano di affitto. Qualcuno mente"

Ufficio provinciale per il dem Ricci: dubbi sul contratto
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Quando la toppa è peggiore del buco. Qualche settimana fa il Giornale ha raccontato la vicenda dell'ufficio "concesso" dalla Provincia di Pesaro e Urbino all'ex sindaco pesarese Matteo Ricci, oggi europarlamentare.

In questa veste, Ricci il 10 luglio 2024 aveva chiesto al presidente della provincia, Giuseppe Paolini, "la disponibilità di un locale uso ufficio, preferibilmente con accesso autonomo, nelle sede di via Gramsci a Pesaro". Il tutto, scriveva Ricci, "ovviamente dietro il pagamento di un canone di affitto". Nel giro di pochi giorni arrivano, entrambi datati 26 luglio, un decreto del presidente (il numero 193/24) che autorizza il direttore generale della Provincia Marco Domenicucci a dare a Ricci in concessione onerosa (non affitto) la bella "Sala Mosaici", e la determinazione dello stesso direttore generale che approva la concessione di quel locale per cinque anni, al costo di 2.400 euro annui a titolo di rimborso spese. Come già scritto da questo quotidiano lo scorso 22 luglio, la sala viene concessa a Ricci 24 ore su 24, sette giorni su sette, e con la concessione dell'uso dei servizi igienici, anche se esterni alla sala concessa. Non male, per 6 euro e mezzo al giorno. Così il Giornale, 30 anni dopo Affittopoli, racconta questa storia che ne ricorda un po' il gusto, intervistando il sindaco di Mombaroccio e coordinatore provinciale di Base Popolare, Emanuele Petrucci, che aveva scoperto la "concessione-privilegio" a Ricci chiedendo alla provincia di revocarla in autotutela. Ricci non replica, anche perché il giorno dopo si ritrova indagato per corruzione per guarda tu il destino "Affidopoli", un'inchiesta relativa ad affidamenti diretti a due associazioni culturali che non avrebbero avuto i requisiti necessari. Risponde, giorni dopo, il presidente provinciale, Paolini. Che parla di una polemica "inventata per disperazione e paura dalla destra" e aggiunge che "Ricci paga regolarmente affitto".

A questo punto le cose si fanno interessanti. Chi mente? Ha ragione Paolini che parla di affitto o dicono il vero gli atti uno dei quali firmato proprio da lui che parlano invece di concessione? La toppa, appunto, sembra peggiore del buco. Se Paolini avesse detto il vero, osserva Petrucci, "non sarebbe stata rispettata alcuna procedura regolamentare prevista" per autorizzare l'affitto della sala.

E non sarebbe stato possibile fare un contratto di affitto tout court, "avendo il presidente Paolini autorizzato una concessione", ed essendo il contratto "a titolo gratuito", mentre per l'affitto "andava previsto un "canone o corrispettivo, ma così non è stato", conclude il sindaco. Che, infine, ricorda anche come non si sarebbe dovuta sottrarre alla collettività per cinque anni una delle sole sette sale a disposizione della Provincia. E non è tutto. Perché prima del comunicato di Paolini, a Petrucci il 30 luglio scrive il segretario generale della provincia, Michele Cancellieri.

Nega la revoca in autotutela e rimarca che si tratta di una "concessione" e non di una "locazione", e che "i due istituti () hanno presupposti e finalità ben diverse". Vero. Forse, però, dovrebbe spiegarlo anche al suo presidente.

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