Il caso Valverde? Un caso nazionale. Ebbene sì, quello che per molti è semplicemente lennesimo scandalo del ciclismo, altro non è che linizio di un terremoto che potrebbe mettere in ginocchio lo sport spagnolo. LOperacion Puerto è il fantasma che il governo Zapatero si porta dietro da tre anni a questa parte. È lo scandalo doping più grande di Spagna, che ad oggi ha messo al tappeto i più grossi ciclisti del mondo, fuorché quelli spagnoli. Valverde potrebbe essere il primo, ma nel laboratorio di Eufemiano Fuentes, il famigerato ginecologo delle Canarie con la passione della manipolazione sanguigna, sono tanti gli sportivi che sono andati a chiedere lumi e consigli. Non solo ciclisti, ma anche e soprattutto calciatori, tennisti, maratoneti e fondisti.
In California si correrà fino a oggi, anche se Ivan Basso ha già terminato la sua corsa a causa di una brutta botta al ginocchio in fase di riscaldamento. In Italia si è corso ieri il trofeo Laigueglia, vinto dal neoprofessionista Francesco Ginanni che ha bruciato allo sprint Filippo Pozzato. In Francia si corre il Tour du Haut Var, una due giorni che vede tra i partecipanti anche lineffabile Alejandro Valverde (ieri ha vinto un suo compagno di squadra, Luis Leon Sanchez).
Sia ben chiaro, siamo garantisti e non vogliamo sostituirci alla Procura Antidoping del Coni che sembra comunque avere prove più che schiaccianti. Ma qualcosa non torna. O meglio, nonostante lesame del Dna inchiodi il corridore come il vero titolare delle sacche numero 18, quelle recanti la scritta «Valv-Piti», lui torna a correre. Lui corre e la sua squadra, di una banca francese, non prova il benché minimo imbarazzo. Gli organizzatori francesi, tanto solerti e moralisti quando fa comodo a loro, lhanno accolto a braccia aperte. Non parliamo poi delle squadre, che prima annunciano prese di posizione radicali e poi decidono la solita posizione: a pelle di leopardo.
Chi non ha intenzione di far cadere la cosa sono la Wada e lo stesso Cio.
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