Ciclista muore investito, la Colombo in tilt

Stefano Vladovich

Trascinato per decine di metri contro il guard rail. Un ciclista morto, un motociclista ricoverato in ospedale, un automobilista sotto choc. E poi un testimone misterioso, un 29enne alla guida di una Mini Cooper che avrebbe assistito al terribile incidente dallo specchietto retrovisore ma, anziché fermarsi, tira dritto. Dramma della velocità, ieri mattina, al chilometro 17,100 della via Cristoforo Colombo, all’altezza di Malafede, direzione Roma. Un morto, due feriti, viabilità paralizzata per 5 ore il bilancio della tragedia. Un’indagine a dir poco complessa per gli uomini del Git, il Gruppo intervento traffico della polizia municipale, tanto che la magistratura iscrive nel registro degli indagati tre persone per omicidio colposo e, per una di queste, si prospetta l’ipotesi di omissione di soccorso. Ore 7,30, pochi i pendolari incolonnati lungo la direttrice che dal mare porta alla capitale. Fra questi un giovane di 26 anni al volante di una Peugeot 206. Per cause da chiarire l’utilitaria, dopo una lunga curva sbanda e carambola più volte contro il guard rail sul margine destro della carreggiata. «Sembrava impazzita» dichiareranno gli altri automobilisti agli inquirenti. Poi l’impatto, violentissimo, contro un anziano ciclista in sella a una Bianchi da corsa e contro una Suzuki di grossa cilindrata guidata da un 49enne. Trasportato all’ospedale Sant’Eugenio, quest’ultimo se la cava con escoriazioni e lesioni di poco conto. Ma per il ciclista dilettante, E. C., non c’è scampo: l’uomo viene sbalzato dalla bici e letteralmente scaraventato in aria, per finire sulle lamiere della protezione laterale del bordo stradale. La scena che si presenta ai primi soccorritori è agghiacciante: il volto del poveretto scarnificato, il corpo fratturato ovunque. Scattano decine di segnalazioni alle forze dell’ordine mentre si formano chilometri di coda in entrambi i sensi.
Quando arriva la prima pattuglia della municipale gli agenti faticano a convogliare migliaia di curiosi sulla via Ostiense e permettere le operazioni di soccorso e rilevamento. A metà mattina la situazione peggiora tanto che si paralizzano anche la via del Mare fino allo svincolo per il Raccordo anulare. Intanto corre voce di un fantomatico pirata della strada a bordo di una Mini Cooper rossa con il tetto bianco. Un testimone di 36 anni sostiene di averlo visto allontanarsi dal luogo dell’incidente. Meno di un’ora dopo, sull’altro lato della carreggiata, direzione Ostia, proprio da una Mini simile a quella «ricercata» scende un 30enne. Il giovane chiede ai vigili urbani spiegazioni sull’accaduto. I «pizzardoni» si rendono conto di essere di fronte all’automobilista in fuga e lo bloccano. Il proprietario della Mini sostiene di avere solo assistito alla scena guardando attraverso lo specchietto retrovisore e di aver persino allertato i soccorsi. A un primo esame l’auto non presenta ammaccature notevoli. Ma il magistrato, intervenuto sul posto, decide di sequestrarla comunque e indagare il conducente per omicidio involontario, come il 26enne sulla Peugeot e il centauro. Incerta per ore l’identità della vittima (senza documenti) e difficile l’identificazione viste le sue condizioni. A riconoscerlo un altro ciclista.

L’uomo aveva appuntamento con il poveretto e, non vedendolo arrivare, ha deciso di tornare indietro. Ha raccontato che l’amico faceva parte di una federazione sportiva amatoriale, la stessa che compare sugli indumenti dell’atleta, e che stava allenandosi per una gara.

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