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Cina, su Google riappare l'omino che sfidò i carri armati

Sulla versione cinese del motore di ricerca, per la prima volta senza censure, per la prima volta appaiono le immagini del "tank man", il ragazzo che, con le buste di plastica in mano, bloccò i carri armati in piazza Tine an men

Cina, su Google riappare l'omino che sfidò i carri armati

Milano - Era mezzanotte e mezzo a Pechino quando i carri armati iniziarono a sparare sulla folla di studenti riuniti in piazza Tien an men. Migliaia di morti. Il grido di libertà fu spento dalle munizioni, affogato nel sangue. Dopo il massacro del 3-4 giugno 1989 il mondo reagì con sdegno. Ma alla fine prevalsero gli interessi economici e la necessità di preservare gli scambi commerciali, sempre più ricchi con la Cina. E il regime di Pechino ebbe la meglio. Oggi, a più di venti anni di distanza, cosa resta di quella ribellione? Soprattutto un'immagine: quella di un ragazzo, con delle buste di plastica in mano, che ferma i carri armati. E' diventata un'icona. Un simbolo di rivoluzione non violenta. Da un albergo che dava sulla piazza un fotografo americano scattò quelle foto: inizialmente non capì, anzi si arrabbiò, dentro di sé, con quel ragazzo che gli rovinava l'inquadratura dei carri che entravano in piazza Tien an men.  Poi, subito dopo, quegli scatti entrarono nella storia. Ma quelle immagini i cinesi non possono vederle: la censura le ha cancellate dalla memoria. Via dai libri e, soprattutto, via da internet. La sfida di Google, però, ha aperto una falla nella censura, che Pechino attua attraverso decine di migliaia di funzionari che, quotidianamente, monitorano il web.

Un momento storico Su internet cominciano ad apparire le prime cronostorie di Google libero da censure. Si intravedono alcune immagini del "tank man", l'omino che ferma i carri armati. Un momento storico. Anche se durerà poco, anche se non lascerà traccia, perché presto ogni foto sarà debitamente rimossa. Molti danno già per defunta la versione cinese del più grande motore di ricerca. Il silenzio dei media di Stato su quanto accaduto è eloquente. Eppure, grazie a internet, la granitica muraglia della censura è stata violata. Molti si augurano che sia soltanto l'inizio.

Che quell'omino, grazie a internet, torni a esistere nella memoria storica cinese. 

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