da Los Angeles
«Intimacy coordinator». Da quando dopo il «Me Too» si sprecano le cause per comportamenti poco consoni sul set, l'industria del cinema americano si è dotata di questa nuova figura. Un consulente delle scene intime in grado di rendere più asettico il contesto e evitare incomprensioni, incidenti e successivi problemi legali.
Jennifer Lawrence, protagonista di Die my Love, dal 27 novembre nei cinema in Italia, avverte che per questo film, nonostante le numerose scene sexy insieme a Robert Pattinson, di quella figura professionale non c'è stato bisogno. «Perché Robert è una persona corretta dice ed io non mi sono mai sentita in pericolo accanto a lui. Non c'è mai stato nulla di imbarazzante o strano. Parlavamo piuttosto del nostro essere genitori e dei nostri rispettivi compagni».
Il film, presentato a Cannes e poi alla festa del Cinema di Roma, diretto dalla cineasta scozzese Lynne Ramsay (la regista di E ora parliamo di Kevin) e prodotto da Martin Scorsese e dalla stessa Lawrence, racconta del lento progredire della malattia mentale di una donna dopo la nascita del figlio. Da una comune depressione post parto agli inferi della psicosi, come descritto nell'omonimo romanzo della scrittrice argentina Ariana Harwicz. «Martin Scorsese mi ha chiamato e mi ha detto di aver scoperto un libro interessante e di aver pensato a me nel ruolo della protagonista. Quanto l'ho letto anch'io ho immediatamente capito cosa intendeva. Era un ruolo stancante e potente, una parte complicata perché il libro era complicato, ma ho quasi subito deciso che avrei accettato la sfida. Questo è un film che rifiuta di dividere le madri in due categorie opposte, sante o mostri. Al contrario, descrive la realtà per quello che è, e cioè un mondo molto più complicato di così».
Jennifer Lawrence non è nuova al tema della maternità, già affrontato - anche se in maniera quasi opposta - in Madre! di Darren Aronofsky, mentre per Robert Pattinson, che interpreta il marito della puerpera, sempre più distante e inutile man mano che la storia si sviluppa, si tratta di una prima volta nell'esplorazione cinematografica della genitorialità. «Non si tratta proprio di una commedia romantica, ma è da molto, molto tempo che non faccio un film che racconta i sentimenti». Pattinson non scorda di avere iniziato la sua carriera con Twilight, la saga adolescenziale e vampiresca nata dai libri di Stephenie Meyer, anche se nulla di questo film è paragonabile a quell'esordio. «Questo è un viaggio molto umano nei cambiamenti di una persona prima e dopo essere diventato genitore. Per me è come scendere sugli sci per una ripida montagna senza averlo mai fatto prima. In qualche modo magari a valle ci arrivi, ma non sai nemmeno tu come hai fatto». Pattinson ha avuto una figlia nel marzo del 2024 dalla compagna Suki Waterhouse, mentre Jennifer Lawrence è madre di due bambini avuti nel 2022 e nel 2025 con il marito Cooke Maroney: «Essere madre mi ha aiutato, certo, anche se io non ho avuto problemi di depressione dopo il parto. Piuttosto, Robert e io abbiamo utilizzato le nostre esperienze positive, di relazione e genitoriali, e ne abbiamo rappresentato l'opposto». Nessuna remora neppure per le scene di nudo. «Non mi imbarazza la nudità dice l'attrice -, non è qualcosa che mi rende sensibile».
Jennifer Lawrence non ha voluto nemmeno correggere le imperfezioni del suo corpo, a dire il vero minime, giusto un filo di cellulite. «È il mio sedere quello, perché dovrei nasconderlo? Credo che essere madre significhi anche libertà dall'ansia del proprio aspetto fisico».