Cinema

Il regista Wes Anderson: "No alla cancel culture su Roald Dahl"

"Se mi chiedete se a Renoir dovrebbe essere permesso di ritoccare uno dei suoi quadri, direi di no. Non voglio che nemmeno l'artista modifichi il suo lavoro una volta fatto", ha detto ai giornalisti il famoso regista

Il regista Wes Anderson: "No alla cancel culture su Roald Dahl"

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Nei mesi scorsi ha tenuto banco la polemica relativa a Roald Dahl, i cui libri sono stati modificati edulcorando diverse delle espressioni presenti, perché ritenute offensive o non più in linea con la sensibilità imposta dai dogmi del politicamente corretto. Il dibattito ha riacceso la discussione sella figura del celebre scrittore, accusato a più riprese di antisemitismo e razzismo. Ora a dire "no" alla cancel culture che vorrebbe eliminare Dahl dalla storia, è un grandissimo regista del calibro di Wes Anderson. Come riporta l'Ansa, Anderson è alla Mostra del cinema di Venezia dove ha portato un minifilm di 40 minuti, The Wonderful Story of Henry Sugar, dalla serie di racconti Un gioco da ragazzi e altre storie scritta di Roald Dahl. Interpellato sul dibattito riguardante lo scrittore britannico, Anderson, regista e autore di capolavori come I Tenenbaum e Grand Budapest Hotel, si è detto fortemente contrario a rivistare l'opera di Dahl per edulcurare i suoi scritti dalle parole ritenute "offensive". Sarebbe come chiedere a un pittore di ridipingere o ritoccare un suo quadro, a distanza di anni.

Le parole di Anderson contro la censura

"Se mi chiedete se a Renoir dovrebbe essere permesso di ritoccare uno dei suoi quadri, direi di no. Non voglio che nemmeno l'artista modifichi il suo lavoro una volta fatto", ha detto ai giornalisti il celebre regista. "Capisco la motivazione, ma quando è finito, è finito", ha aggiunto Anderson. "E certamente nessuno che non sia lo stesso autore dovrebbe modificare il suo libro". Dahl, morto nel 1990 all'età di 74 anni, è stato uno degli autori per bambini di maggior successo di tutti i tempi. Le ultime edizioni dei libri del celebre scrittore britannico, tuttavia, autore di capolavori assoluti come La fabbrica di cioccolato (1964) e Matilde (1988), hanno subito importanti modifiche e parole come "grasso", "brutto" e "pazzo" sono state tolte. La Roald Dahl Story Company, che gestisce i diritti d'autore dei romanzi dello scrittore, ha collaborato con Puffin per aggiornare i testi, assicurando tuttavia "l'irriverenza e lo spirito tagliente" dei libri originali non sono andati perduti. Rassicurazione che, tuttavia, hanno generato un mare di polemiche a cominciare dallo scrittore Salman Rushdie, che ha parlato di una "assurda censura".

La polemica su Roald Dahl

Il dibatitto sulla sua figura ha persino contagiato il museo a lui dedicato. Il Roald Dahl Museum in Inghilterra, come già riportato dal Giornale.it, fondato dalla vedova dello scrittore, ha infatti riconosciuto che il razzismo del celebre autore era "innegabile e indelebile". Il museo, che ha sede a Great Missenden, nel Buckinghamshire, dove viveva Dahl, ha pubblicato una nota sul proprio sito web per affermare che sostiene "pienamente" le scuse diffuse dalla famiglia Dahl e dalla Roald Dahl Story Company nel 2020 per le opinioni antisemite dell'autore dei romanzi per bambini più famoso del mondo. Il museo spiega inoltre di "condannare ogni razzismo diretto a qualsiasi gruppo o individuo" e afferma che da alcuni anni si impegna a fianco di alcune organizzazioni ebraiche come la Board of Deputies of British Jews, il Jewish Leadership Council, il Community Security Trust e l'Antisemitism Policy Trust. "Questo processo- spiega il museo -ha incluso la formazione del nostro personale e dei fiduciari dell'Antisemitism Policy Trust".

Ma il punto è un altro: se giudichiamo ogni regista, intellettuale, musicista, scrittore del passato, troveremo spesso e volentieri affermazioni o pensieri non aderenti al pensiero dominante di oggi. Per questo il politically correct rappresenta una forma di estremismo ideologico: non contestualizza, e pretende di giudicare il passato con gli occhi del presente.

Tipico di ogni fondamentalismo che abbatte statue o pretende di cancellare il passato.

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