Cinquant’anni di «frenate» sui grattacieli

Grattacieli e torri residenziali sono stati al centro dell’incontro: «Abitare in altezza», svoltosi ieri all’Urban Center in Galleria Vittorio Emanuele. Durante l’iniziativa, introdotta da Gianni Verga, assessore allo Sviluppo del territorio, architetti e docenti si sono confrontati su quanto sia possibile e conveniente «verticalizzare la città» seguendo il modello adottato da metropoli come New York. Tante idee e opinioni, accompagnate dalla presentazione del libro: «Torri residenziali: modelli di abitazioni e modelli di paesaggi» curato da Angelo Bugatti e Carlo Berizzi e edito da Unicopli. Nel testo, promosso da Acli e Cisl, vengono trattati approfonditamente vantaggi delle torri residenziali come il risparmio di spazi rispetto ai classici appartamenti e la lontananza dal traffico per gli abitanti. Accanto a questi aspetti, il volume analizza anche i lati negativi tra i quali le difficoltà che negli anni hanno ostacolato l’espansione dei grattacieli. La polemica sulle case alte a Milano è tutt’altro che nuova, era attuale già nel 1956, ma nonostante i successi della Torre Velasca e della torre residenziale in via Nervesa le resistenze non sono mai venute meno.

Su questo tema si è espresso Maurizio Sabbadini, consigliere delegato del consorzio cooperative lavoratori. Sabbadini si è definito favorevole alla realizzazione di torri residenziali, seguendo regole predefinite e realizzandole «specialmente nelle aree dismesse della città».

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