Le Cinque stelle di Grillo eclissano l’astro di Tonino

RomaLa sconfitta brucia, anche se non è stata una disfatta. Limature, decimi di percentuali persi, qua e là, guarda caso proprio nelle terre in cui è esploso il ciclone del Five star movement, come chiama il Guardian il partito delle Cinque stelle, in un articolo di ieri tutto dedicato al ruolo del «61-years-old political comedian and blogger Beppe Grillo» in queste elezioni regionali italiane.
Quando ieri Tonino Di Pietro ha chiuso il suo atteso intervento sul blog, aveva ben presente i numeri del sorpasso. Un esempio: Rimini. Italia dei Valori, 6,65. Movimento 5 Stelle: 7,29. Insieme avrebbero sfiorato il 15%. Da solo, Di Pietro è rimasto al palo, non ha sfondato. Addirittura a Bologna Tonino non regge l’offensiva: 7,54 ai 5 Stelle, 7,33 all’Idv. Complessivamente i Five stars hanno portato a casa quasi 400mila voti.
Pensa e ripensa, Di Pietro ieri ci ha provato: «Il movimento di Beppe Grillo - ha scritto sul blog - non ha rubato voti al centrosinistra ma ha raccolto il voto di protesta dei cittadini, e rappresenta una realtà con la quale vogliamo interloquire». La tentazione: aprire ai grillini. Anche se bisogna vedere, poi, se il comico che manda tutti a quel paese accetterebbe il piano di Tonino, o non infilerebbe anche lui nel girone dei dannati.
Il progetto politico di Di Pietro si allarga comunque ben oltre Grillo: al Pd, il leader dell’Italia dei Valori chiede di «compiere un atto di umiltà, mettere da parte i potentati e la gerontocrazia», per pensare a «un’alternativa di governo credibile per il 2013».
Esagerando un po’ con l’autocelebrazione («un trionfo per l’Idv») Di Pietro annuncia: «Il grimaldello del cambiamento nel centrodestra oggi è la Lega, nel centrosinistra è l’Italia dei Valori». Ma si aspettava di più da queste Regionali, Tonino, anche se non lo dice, chiaro. Magari quel favoloso 15% delle elezioni abruzzesi del 2008. Ecco perché si guarda intorno, e lancia le sue alleanze.
Peccato che per l’eventuale leadership di questo magma che comprenderebbe giustizialisti e arrabbiati, nei blog comincia a circolare un nome, e non è quello di Di Pietro: Nichi Vendola, politico a suo modo populista come lo sono, con sfumature diverse, Beppe e Tonino. Non a caso a parlare di Vendola non è Di Pietro, ma alcuni suoi blogger sparsi: «Vendola bravissimo», scrive Edoardo Arengi. «L’Idv deve chiedere scusa a tutti per De Luca. In caso contrario il mio “piccolo” voto andrà a Vendola», avverte Carlo Udinì.
Un sogno che inizia ad accarezzare anche il Popolo Viola (263mila 888 fan su Facebook), insofferente verso la dirigenza del Pd, e un po’ anche verso Di Pietro, con una passione invece per Grillo. «Pugliamo l’Italia!», propone Falco Ugento su Facebook. «Servirebbe una nuova Sinistra, magari guidata da uno come Vendola», aggiunge Nadia Baldrighi.

Il problema è che la nuova sinistra allargata che Di Pietro vorrebbe guidare parte con qualche ostacolo (a parte la leadership), perché Bersani e Grillo, per dire, nemmeno si parlano. Anzi, s’insultano. Il segretario del Pd: «Votare Grillo è un cupio dissolvi». La risposta del comico: «Rimuovetelo al più presto, delira».

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