CINQUECENTO Dal classicismo alla «maniera»

L’arte rinascimentale raggiunge il suo culmine con la grandezza di Raffaello e Tiziano e la sofisticata eleganza di Pontormo, Parmigianino e Bronzino

Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento nascono i grande artisti del Rinascimento cosiddetto «maturo» e del primo Manierismo, meglio definito dagli specialisti come «sperimentalismo anticlassico». Dalle radici del classicismo di Raffaello, Tiziano e di altri grandi maestri dell’arte italiana, emergono infatti, nel secondo e terzo decennio del nuovo secolo, estrose ed eccentriche interpretazioni delle fonti tradizionali, che non hanno apparentemente più niente a che fare con la misura classica.
Culla delle nuove tendenze è Firenze, che ormai ha sostituito Roma come centro indiscusso dell’arte italiana, vera officina artistica all’avanguardia, nonostante le continue, estenuanti lotte politiche e religiose. Dopo la repubblica moralista di Gerolamo Savonarola che aveva bruciato a fine Quattrocento tutte le «vanità» del mondo, compresi libri, quadri e disegni, l’arte rinasce con immagini di grande bellezza, eleganza e sensualità. Il ritorno dei Medici al potere nel 1512, dopo vent’anni di esilio, provoca infatti un nuovo impulso negli artisti, che devono celebrare la dinastia. La lezione, in quel secondo decennio del secolo, arriva dai cartoni di Michelangelo e di Leonardo con le rispettive Battaglie di Cascina e di Anghiari per gli affreschi di Palazzo Vecchio, dalle composizioni del giovane Raffaello, dalle incisioni di artisti nordici, allora in gran voga.
Tra i pittori emergenti della nuova generazione spicca Jacopo Pontormo. Nato nel castello fortificato di Pontorme (oggi un incluso nella città di Empoli) il 14 maggio 1494, e morto a Firenze nel 1556, «uomo fantastico e solitario», come lo definisce Vasari, Pontormo intride di tensione le calibrate composizioni dei suoi maestri, trasferendo progressivamente i suoi dipinti in una sfera visionaria e drammatica. La straordinaria Pietà della cappella Capponi nella chiesa fiorentina di Santa Felicita, ad esempio, ha abolito ogni senso prospettico a favore di un affastellarsi confuso di figure intorno al corpo di Cristo, sorretto sulle spalle da uno splendido giovane seminudo. Il dolore è espresso in gesti frenetici, che concorrono a creare una scena allucinata.
Molto diverso, Agnolo di Cosimo di Mariano detto il Bronzino (1503-1572), l’allievo preferito di Pontormo, l’unico che lo schivo maestro sopportasse vicino durante il lavoro e con cui si confidasse. Un allievo particolare, anche lui in odore di omosessualità, e che lo seguirà per tutta la vita. Ma diverso per temperamento, non scontroso e ribelle come il maestro, bensì mondano e ligio alle regole. E soprattutto, pittore dei Medici. A caratterizzare la sua «maniera» sono la fedeltà alla tradizione fiorentina, lo stile forbito e cristallino, ipernutrito di cultura.
I ritratti dei Medici, di aristocratici, di amici intellettuali, sono statue di alabastro, immobili nel tempo. Il ritratto di Eleonora di Toledo, la bella moglie di Cosimo I, conservato agli Uffizi e databile nel 1545, è una sontuosa icona, realizzata con materiale prezioso, fondo di lapislazzuli, abito di broccato con melograne d’oro, perle e gioielli, volto di porcellana ovale e rosato. Dipinti che emanano un erotismo algido, che faceva fremere committenti raffinati, viziati e complicati.

Per la languida Venere vezzeggiata da Cupido, ad esempio, era impazzito il re Francesco I di Francia, che vi trovava lo stesso intreccio di ambiguità, cattivi pensieri e passione che vibravano nel suo animo regale.
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