
Da tempo ogni dichiarazione sull'egemonia di destra e di sinistra la apprendiamo contro la nostra volontà. Eppure ci siamo stupiti, ieri, quando abbiamo saputo chi dirigerà il Teatro nazionale dell'Emilia-Romagna. Immaginavamo in una stagione di feroce predazione di posti e poltrone da parte della destra più vorace dai tempi dei Guelfi neri un incarico, chessò, a Pier Francesco Pingitore o a Pippo Franco. E invece i tempi cambiano, i governi anche, le vecchie abitudini mai - il teatro sarà guidato da una governance (interamente femminile) che è espressione della più bella sinistra sovietica del Paese. La stessa peraltro che oggi non vuole che nella gestione dei teatri la destra applichi i parametri che si era inventato Franceschini. Vabbè...
Insomma, non un direttore ma due (perché privarsi del piacere di aggiungere una poltrona a tavola?), entrambe donne, in spregio alle quote azzurre, ed entrambe di area Pd. Per il quadriennio 2025-29 sono state nominate direttore artistico Elena Di Gioia, già assessore alla Cultura a Bologna, amica di Matteo Lepore, e direttore artistico Natalia Di Iorio, manager teatrale, napoletana, a sinistra di Martone. Un dubbio. Quale sarà la prima pièce della prossima stagione? L'amicizia di De Filippo?
Alla faccia del familismo meloniano.
E questo a dimostrazione che ciò che conta non sono mai le scelte in sé, ma chi le compie. Ciò che è scandaloso se compiuto da alcuni diventa legittimo se perpetrato da altri.
E non solo a teatro.