"Io psichiatra a capo della sanità italiana. Il disagio mentale? Ormai è emergenza"

Il neo presidente del Consiglio superiore della salute Alberto Siracusano: "Dopo 13 anni il nuovo piano"

"Io psichiatra a capo della sanità italiana. Il disagio mentale? Ormai è emergenza"
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Alberto Siracusano è il nuovo presidente del Consiglio superiore di Sanità, la Cassazione della salute e dell'assistenza sanitaria del Paese. La sua nomina è arrivata a sorpresa, stile coup de théâtre, al posto del quotatissimo Alberto Mantovani, che sarà il suo vice. E si tratta di una scelta importante perché Siracusano è docente di psichiatria, direttore della scuola di specializzazione in Psichiatria e direttore del dipartimento di Medicina dei sistemi dell'Università di Roma Tor Vergata. È inoltre direttore dell'Unità operativa complessa di psichiatria della Fondazione Policlinico Tor Vergata.

Professor Siracusano, aver scelto un profilo come il suo significa che la priorità del Css sarà il disagio mentale? Abbiamo un piano sulla carta, pronto da declinare.

"In realtà il piano di salute mentale deve ancora completare il suo iter burocratico. È stato inviato alla Conferenza Stato-Regioni. È tutto in fieri. Ma ci siamo".

Possiamo dire che la salute mentale sia una delle emergenze sanitarie e sociali del momento?

"Lo è. E finalmente con questo piano, arrivato dopo 13 anni, avremo uno spirito innovativo nell'affrontare il problema del disagio psichiatrico. Cioè lavoreremo su una nuova visione della salute mentale".

In che chiave?

"Parliamo di one mental health. Cioè prendiamo in considerazione tutti gli elementi che fanno parte della salute. Mentale e non".

Cioè anche fattori sociali?

"Sì, ad esempio è necessario tener conto di elementi come la povertà, la solitudine, l'influenza del clima, la nutrizione".

In Italia il problema della salute mentale riguarda 16 milioni di persone, tra cui 2 milioni di giovani. Ma le strutture sono insufficienti.

"È in corso un grande dibattito sulla possibilità di aumentare il numero dei posti nelle Rems, le residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza. Questo non significa richiudere nessuno ma vuol dire intercettare il disagio, prendere in carico le persone con disturbi e fragilità e garantire allo stesso tempo la sicurezza sociale".

Il piano prevede 10 milioni per il 2025 e 18,5 milioni per il 2026. Sono sufficienti?

"I fondi vanno sicuramente implementati".

Quali sono le altre priorità del nuovo Css?

"Avremo una visione one health della salute, cioè molto allargata: considereremo tutti gli aspetti che impattano sulla salute, in un impegno ad ampio raggio. Partiamo da un concetto fondamentale: la salute è un diritto di tutti, quindi vuol dire non solo fare prevenzione ma anche promuovere il benessere. Il fatto che al mio fianco come vicepresidenti ci siano due giganti della medicina come Alberto Mantovani, immunologo, e Annamaria Colao, endocrinologa, fa capire che avremo una concezione molto ampia della salute".

Quali saranno le prime tappe post nomina?

"Avremo la prima riunione a settembre. In quell'occasione stileremo le priorità e completeremo quello che il precedente Css ha lasciato sul tavolo, con continuità. Approfitteremo di queste settimane estive per studiare le carte e prepararci".

Il Css, lo ricordiamo, non ha il compito di emettere sentenze, ma esprime pareri vincolanti su tutto ciò che tocca la salute pubblica, dalla sicurezza dei farmaci alla definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza,

dalla gestione delle emergenze sanitarie fino ai grandi orientamenti di politica sanitaria. Accanto ai membri di diritto, il Consiglio è composto da 30 membri non di diritto nominati dal alla Salute Ministro Orazio Schillaci.

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