La città degli immigrati italiani diventa la più razzista d’America

Giuseppe De Bellis

Luigi Barletta non ci avrebbe creduto. Con la firma nel rigistro di Ellis Island, con la speranza dentro e la paura fuori, non poteva neanche provare a immaginarlo: il nipote è il sindaco più anti-immigrati d’America. La storia si capovolge. Lui si chiama Louis, in onore di quel signore che mise quella firma sotto la statua della Libertà: è il politico numero uno di Hazelton, una cittadina della Pennsylvania. Qui la gente si chiama così: Andruzzi, Fidule, Iannuzzi. Cognomi italiani in terra straniera, perché Hazelton negli anni Trenta e Quaranta era la meta degli emigranti che non ce la facevano più a vivere nelle metropoli. Strategica: sta sulle colline al centro dello Stato, un centinaio di chilometri a nord-ovest di Philadelphia. New York non è lontana, Washington neanche.
Gli italiani arrivarono a ondate. Tanti, fino a diventare la comunità più grande della città. I segni ci sono ancora: bar, ristoranti, citofoni. Anche dietro la porta del sindaco: Barletta. Louis, il nipote di Luigi che trasportava carbone con un carro tirato da un cavallo. Lou è lui il simbolo della Hazelton di oggi che ha varato la legge locale sull’immigrazione più restrittiva di tutti gli Stati Uniti d’America: multe salate a chi affitta la casa a un clandestino, licenze sospese per chi assume lavoratori senza le carte in regola, inglese lingua ufficiale entro il territorio del comune. Il Consiglio Comunale ha votato quattro a uno la proposta di Barletta che ha partecipato alla riunione con addosso il giubbotto anti-proiettile. Con entusiasmo i consiglieri hanno replicato con un vigoroso «Sì» quando una leader ispanica locale, Anna Arias, ha chiesto polemicamente ai consiglieri se erano a favore della deportazione dei figli nati in America degli emigranti. E con altrettanto entusiasmo hanno applaudito quando il presidente del Consiglio, Joe Yannuzzi, ha messo insieme senza distinzioni gli illegali e i ladri. La riunione è andata avanti. Pesante. Barletta ha preso la parola di nuovo: «Ecco una comunità che si riprende quel che l'America gli ha dato». Poi di nuovo all’attacco la Arias: «Ecco la prima cittadina nazista d'America».
Con le polemiche che s’è trascinata, Hazleton è diventata un piccolo centro del dibattito sull’immigrazione. Sono arrivate anche le imitazioni: in Florida le comunità di Avon Park e Palm Bay stanno preparando ad approvare simili normative e così anche Escondido in California. La legge ha provocato la minaccia di un'azione legale da parte del Puerto Rican legal defense and education fund che ha promesso di far causa al comune per contestare la costituzionalità del provvedimento. Hazelton sorge in un'area della Pennsylvania un tempo ricca di miniere di carbone che oggi in gran parte sono abbandonate. I bar dal nome italiano e irlandese su Diamond Avenue sono il retaggio dell'emigrazione storica, oggi soppiantata dai nuovi arrivati latini. Gli ispanici in città ora sono il trenta per cento della popolazione. Hazleton aveva 38mila abitanti negli anni Quaranta quando cominciò il declino legato alla crisi delle miniere. Nel censimento del 2000 gli abitanti erano scesi a 23mila con una età media di 40 anni. Gli emigranti arrivati da New York e dal New Jersey hanno invertito la tendenza riportando a 30mila la popolazione cittadina. L'afflusso ha aiutato la crescita economica. Almeno questo è quello che dice Donna Palermo, presidente della Greater Hazelton Chamber of Commerce.

Per mister Barletta, però, ha provocato una serie di di guai per la comunità: è aumentata la criminalità, le scuole si sono sovraffollate, i costi per la salute si sono gonfiati. È arrivata la legge. Louis, il nipote di Luigi, l’ha proposta: «Non potevo fare altrimenti, me l’hanno chiesto gli elettori».

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