Il panettiere che cacciava donne nei boschi: la vera storia dell’orrore di Robert Hansen

Conosciuto anche come The Butcher Baker, Robert Hansen è stato dichiarato colpevole del rapimento e dell'uccisione di almeno 17 donne tra il 1971 e il 1983

Il panettiere che cacciava donne nei boschi: la vera storia dell’orrore di Robert Hansen

Ha rapito, violentato e ucciso almeno 17 donne tra il 1972 e il 1983, ma secondo gli esperti il bilancio potrebbe essere più elevato. Un’ipotesi che si fa spesso quando si parla di serial killer, ma che nel caso di Robert Hansen non è fuori dalla realtà. Conosciuto anche come “The Butcher Baker”, l’americano è diventato noto per il suo particolare modus operandi: portava le sue vittime nelle remote foreste dell’Alaska per cacciarle come vere e proprie prede umane.

Infanzia e adolescenza

Primogenito del danese Christian Hansen e dell’americana Edna Margret Petersen, Robert Hansen nasce a Estherville, in Iowa, il 15 febbraio del 1939. Non si hanno molte notizie sulla sua infanzia, ma è noto che inizia a lavorare sin da giovanissimo nel panificio del padre.

In tenera età è molto timido, balbetta e soffre di una grave acne che gli lascia delle cicatrici permanenti. Viene descritto da familiari e conoscenti come un ragazzino solitario e tranquillo, alle prese con un padre piuttosto autoritario. Nel corso dell’adolescenza si innamora della caccia e del tiro con l’arco, che diventano ben presto i suoi hobby preferiti. Una volta compiuti i 18 anni, nel 1957, si arruola nell’esercito e presta servizio per un anno prima di essere congedato. Successivamente lavora come istruttore presso un’accademia di polizia a Pocahontas, sempre in Iowa.

I primi reati

Nel 1960 Robert Hansen si innamora di una giovane donna e la sposa dopo poche settimane. Ma nel dicembre dello stesso anno viene arrestato per aver incendiato un deposito di scuolabus nella contea di Hamilton, in Ohio. Una vendetta per i maltrattamenti subiti al liceo. Viene condannato a tre anni di galera, ma viene scarcerato dopo venti mesi. La vicenda mette fine al matrimonio.

Durante la detenzione, gli esperti gli diagnosticano una depressione maniacale con periodici episodi schizofrenici. Lo psichiatra osserva una “personalità infantile”, nonché l’ossessione per la vendetta nei confronti delle persone che gli hanno fatto del male. Una volta tornato in libertà, Robert Hansen torna a delinquere e viene arrestato in più occasioni per piccoli furti.

Nel 1967 si trasferisce ad Anchorage, in Alaska. Si sposa e diventa padre di due figli. Lì apre una panetteria e riesce a integrarsi nella comunità. Continua a coltivare la passione per la caccia, tanto da stabilire diversi record locali. Ma nel 1971 viene nuovamente arrestato: prima per aver rapito e provato a stuprare una casalinga, poi per aver violentato una prostituta. Hansen riesce a patteggiare e viene condannato a cinque anni di carcere. Ma dopo sei mesi viene inserito in un programma di lavoro e trasferito in una casa di accoglienza.

E ancora, nel 1976 Robert Hansen si dichiara colpevole di furto dopo aver tentato di rubare una motosega da un negozio Fred Meyer. Viene condannato ad altri cinque anni di carcere e costretto a sottoporsi a cure psichiatriche per la sua depressione maniacale. Grazie a uno sconto di pena sancito dalla Corte Suprema dell’Alaska, riesce a uscire di galera prima della fine prevista dalla sentenza.

Robert Hansen diventa The Butcher Baker

Ma non è tutto. Dal 1971, infatti, Robert Hansen diventa “The Butch Baker”, un serial killer spietato e con un modus operandi a dir poco particolare. Come ricostruiranno le autorità, Hansen pedina le sue vittime (prostitute, alcune adolescenti) per conoscerne le abitudini; successivamente si avvicina a loro con una scusa e le fa salire in macchina; le costringe, sotto minaccia, ad entrare in casa sua, dove le violenta; infine l’omicidio con un’arma da fuoco o con un coltello. Il dettaglio particolare riguarda la location: Hansen porta le sue vittime nelle foreste sperdute per dar loro la caccia prima di assassinarle.

La prima vittima di Robert Hansen è la diciottenne Celia van Zanten, rapita nel dicembre del 1971. L’ultima vittima, invece, è Cindy Paulson, rapita il 13 giugno del 1983. Il serial killer offre 200 dollari alla prostituta per praticare sesso orale, ma una volta salita in macchina viene minacciata con una pistola. Violentata e torturata, la giovane riesce a fuggire via poco prima di venire giustiziata nella foresta.

Già al lavoro su due casi irrisolti – quello di Eklutna Anni e quello di Joanne Messina, entrambi del 1982 – Il detective Glenn Flothe dell'Alaska State Trooper collega le dinamiche dei vari casi e contatta un agente dell’Fbi per ottenere un profilo psicologico. Dall’analisi dei casi e dal profilo, emerge un quadro complessivo che porta il detective dritto da Robert Hansen, incastrato definitivamente dalla testimonianza della sopravvissuta Paulson.

Il 27 settembre del 1983 le autorità perquisiscono l’abitazione di Robert Hansen e trovano alcuni preziosi appartenenti alle vittime scomparse, nonché armi da fuoco e una mappa aerea della zona con dei segni. Il serial killer nega ogni accusa fino a quando l’evidenza delle prove lo spinge a confessare tutti i suoi delitti. Durante il lungo interrogatorio, spiega che le “x” presenti sulla cartina sono i luoghi di sepoltura delle donne assassinate.

La condanna e la morte

Il 18 febbraio 1984 Robert Hansen viene riconosciuto colpevole di quattro omicidi - di cui la polizia trova prove certe - e viene condannato a 461 anni di carcere senza possibilità di libertà condizionata.

Sconta la pena prima al Lemon Creek Correctional Center di Juneau e poi allo Spring Creek Correctional Center di Seward. Nel maggio del 2014 viene trasferito dal carcere ad un centro medico - l'Anchorage Correctional Complex - per le sue condizioni di salute in peggioramento. Muore il 21 agosto dello stesso anno all'età di 75 anni.

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