Grano duro, produzione sotto i 3,5 milioni di tonnellate. Cosa si nasconde dietro il crollo

Tra le cause principali del crollo: la riduzione delle superfici coltivate, la concorrenza sleale di prodotto straniero e la siccità che ha colpito le regioni del Sud Italia

Grano duro, produzione sotto i 3,5 milioni di tonnellate. Cosa si nasconde dietro il crollo
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Brutte notizie per la produzione di grano duro che nel 2024 scenderà sotto i 3,5 milioni di tonnellate, potrebbe essere addirittura ricordata come la più bassa degli ultimi 10 anni. La motivazione principale? La riduzione delle superfici coltivate, causata dalla concorrenza sleale di prodotto straniero assieme alla siccità che ha colpito le regioni del Sud Italia. Le stime, fatte dopo un mese dalla trebbiatura, provengono da Coldiretti e Cai- Consorzi Agrari d’Italia. Ecco tutti i numeri.

L'analisi e le cause

L'analisi in questione registra una riduzione per il grano duro dell’11% rispetto al 2023, si tratta di un decremento che va sotto gli 1,2 milioni di ettari. Nel Centro Sud, territorio da cui viene circa il 90% del raccolto nazionale, si è raggiunto addirittura il 17%. È stato inoltre registrato il crollo dei prezzi a causa della concorrenza sleale all'estero. Infatti lo scorso anno sono arrivati circa 900 milioni di chili di grano russo e turco, si tratta di numeri che provengono dall'analisi del Centro Studi Divulga e che non sono mai stati registrati in Italia. Il prodotto ha superato il miliardo di chili e ha avuto un notevole impatto sui prezzi del grano nazionale. Si tratta di un cereale trattato in pre raccolta con il glifosato, vietato in Italia. Oltre alla concorrenza straniera ci sono anche gli effetti del clima con la siccità che ha diminuito la produzione di grano duro in Puglia con diminuzioni tra il 20 e il 30%, mentre in alcune aree della Sicilia si arriva addirittura a un decremento del 70%. Infine è stato registrato un aumento dell'1,4% per le superfici coltivate a grano tenero, che si attestano poco sopra i 600mila ettari con una produzione stimata di circa 3 milioni di tonnellate.

I contratti di filiera

Per cercare di arginare le oscillazioni dei prezzi di mercato e tutelare gli agricoltori Consorzi Agrari d’Italia ha dato il via a contratti di filiera e future sul grano che rappresentano 12 diverse produzioni, di cui 4 che riguardano il frumento. L'obiettivo è quello di valorizzare la produzione italiana. Considerando il totale dei prodotti ritirai da Consorzi Agrari d’Italia il frumento rappresenta oltre il 50% del volume ed è quindi il primo prodotto, complessivamente si tratta di 400mila tonnellate di grano di cui il 25% è incluso nei contratti di filiera. A questo proposito Gianluca Lelli, Amministratore Delegato di Cai, ha affermato: "Negli ultimi due anni questa strategia ha pagato e nonostante il calo delle produzioni su scala nazionale, Cai registra un +2% sul totale del volume ritirato, con un incremento dovuto proprio all’aumento delle filiere del Grano duro Senatore Cappelli. Segno che stiamo lavorando bene sulle filiere autoctone, valorizzando il lavoro dell’agricoltore e delle produzioni nazionali. Proprio grazie agli accordi di Filiera, Cai riesce a garantire un premio all’agricoltore che può arrivare anche all’8% in più rispetto al prezzo di mercato”. Lelli ha poi specificato che "l’agricoltore è uno dei pochi imprenditori che quando inizia la sua produzione non sa quale sarà il prezzo del suo prodotto sul mercato. Cai prova a scardinare questa logica – un unicum in Italia – stabilendo a priori quale sarà il prezzo del ritiro del prodotto a fine campagna e garantendo quindi all’agricoltore un prezzo di vendita su cui può tarare le proprie aspettative ed i propri investimenti anche con 2 anni di anticipo e con un minimo garantito”.

La ricerca

Cai ha poi dato ampio respiro alla ricerca, Lelli ha affermato a questo proposito: "Oggi siamo a Idice in una delle sedi di SIS, un’eccellenza del settore sementiero e un leader in Italia e nel mondo per quanto riguarda ricerca e sperimentazione. Proprio dai campi prova che si concludono in questi giorni è emersa una possibile risposta al problema della produzione di grano duro: come abbiamo visto la siccità nel sud Italia ha minacciato le quantità prodotte al punto che si stima una perdita di produzione del 20% rispetto alla media".

La ricerca studiata da Sis e chiamata "Superbo", pronta per essere lanciata dalla prossima stagione, ha dato riscontri positivi dimostrandosi resistente agli stress idrici e rispondendo così a una delle più grandi criticità causate dal cambiamento climatico.

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