Clima, l'Europarlamento: la Ue rilanci il taglio del 30% del Co2

Se l’Unione europea passasse da un target del 20% di riduzione delle emissioni ad un target del 30% per il 2020, sarebbe nel suo stesso interesse economico, oltre che dei negoziati internazionali sui cambiamenti climatici. L’appello, con l’avvio oggi della Conferenza Onu sul clima di Cancun, arriva in una risoluzione dell’Europarlamento

Bruxelles - Se l’Unione europea passasse da un target del 20% di riduzione delle emissioni ad un target del 30% per il 2020, sarebbe nel suo stesso interesse economico, oltre che dei negoziati internazionali sui cambiamenti climatici. L’appello, con l’avvio oggi della Conferenza Onu sul clima di Cancun, arriva in una risoluzione dell’Europarlamento. «Arrivare ad un punto morto - afferma Joe Leinen, eurodeputato tedesco a capo della delegazione di parlamentari europei a Cancun - nei negoziati sui cambiamenti climatici di Cancun sarebbe inaccettabile. L’Unione europea deve premere per risultati concreti e giocare la sua parte, portando il suo target di taglio delle emissioni dal 20% al 30%. L’Ue ha anche bisogno di rispettare le promesse dei finanziamenti Fast start per guadagnarsi la fiducia dei paesi in via di sviluppo». L’Europarlamento ha sottolineato come l’Unione europea e il resto dei paesi industrializzati debbano rispondere delle proprie responsabilità rispetto ai paesi in via di sviluppo, oltre all’importanza di mostrare la volontà di procedere ad un secondo periodo di impegno per Kyoto dal 2013. Per stabilire un clima di «fiducia» alla Conferenza dell’Onu, gli eurodeputati fanno appello agli Stati membri perchè portino sul tavolo dei negoziati il fondo da 7,2 miliardi di euro per i paesi poveri, facendo riferimento al periodo 2010-2012. Entro il 2020, l’Ue dovrebbe contribuire con una somma di 30 miliardi di euro l’anno, oltre ai fondi già previsti di aiuto allo sviluppo, verso un «Fondo globale per il clima».

Il Parlamento europeo chiede anche un forte sostegno dell’Ue al Redd+, un’iniziativa per ridurre le emissioni di gas serra provocate da deforestazione e dal degrado delle foreste. Su questo fronte, servirà una definizione più «severa» delle foreste, per essere sicuri di non finanziare piantagioni commerciali spacciate per polmoni verdi.

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