Poi ci sono dischi come questo, liberi, improvvisati, pieni di quelle cose che dovrebbero trovarsi in ogni canzone sulla faccia della terra, ossia la gioia di suonarle e cantarle. Dopodomani, 19 dicembre, escono anche in formato fisico, cioè su cd e lp, tredici canzoni che Jovanotti ha inciso a sorpresa in 6 giorni a New York con quella furia inconsapevole che di solito hanno gli artisti giovani, alle prime armi, non i quasi sessantenni con quarant'anni di carriera alle spalle, successi, successoni, discese e risalite manco fossero montagne russe del pop. Si intitola Niuiorcherubini, che è un'allusione reverenziale a Dallamericaruso di Lucio Dalla. Ma il riferimento finisce qui perché sono canzoni fatte per il gusto di farle, anzi, senza neanche pensare che sarebbero diventate canzoni visto che volevano essere solo flussi di coscienza musicale, sfoghi appassionati nell'unica lingua che Lorenzo Cherubini sa parlare bene, ossia la musica, il macramè di stili, l'intreccio di suoni che arrivano chissà da dove e che misteriosamente, perché misteriosa è la ricetta della musica, si ritrovano insieme. "Questo Lp non era previsto" ha detto lui e un po' si sente, per fortuna.
Per farla breve, ma ormai si sa, Jovanotti ha organizzato 6 giorni di "sessions" a New York con signori musicisti e ha registrato ("con macchinari analogici") questo "manuale di istruzioni per capire Jovanotti", i suoi gusti, le scintille delle sue passioni, i traguardi che sogna di raggiungere. Salsa. Soul. Afrobeat. Tropicalismo. Funk. Non sono paroloni o categorie vuote, sono i punti cardinali che da sempre orientano la mappa di questo famelico distributore di positività. Nel tempo i venti sono cambiati, da Gimme five all'Ombelico del mondo a Per te o Le tasche piene di sassi in un tornado onestamente difficile da ricostruire e, soprattutto, del tutto unico in una Italia musicalmente monolitica e ostinatamente conservatrice. Non a caso Niuiorcherubini(si pronuncia come si legge) è stato registrato a New York, metropoli nella quale Jovanotti si rifugia, e ogni tanto viene pure respinto, tutte le volte che ha voglia di sentirsi davvero a casa perché, come ha detto, "appartengo a New York più che al mondo dove fisicamente sono nato".
Oltre a essere decisamente uno dei suoi migliori album, è più di tutti un album controtendenza perché gocciola improvvisazione ed esce proprio negli anni in cui tutti cercano la superproduzione, la rassicurante presenza di flotte di autori, di arrangiamenti colossali, di valanghe di intelligenza artificiale spesso ancora più artificiale delle partiture che sviluppa. È un "one shot disco", fatto tutto d'un fiato, la va o la spacca, o dentro o fuori, quasi punk nell'attitudine ma senza dubbio raffinatissimo nella costruzione culturale. Lui cita Calvino parlando di New York (è "una città invisibile"), ma per queste tredici canzoni ha sfogliato la sua personale Treccani musicale, da James Brown a Bombino, da Otis Redding e la Motown fino a Celia Crus e Los Van Van. Ci sono brani come Ai miei amici (feat. Red Baraat) definiti come "Punjabi-gypsy-groove" e altri come Cado verso l'alto riassunti con un complicatissimo "è una cumbia vallenato che attraversa Colombia, Ecuador, Perù". Il nuovo singolo So solo che la vita, uscito l'altro giorno, è forse uno dei suoi più indovinati degli ultimi tempi proprio perché chi se lo aspettava un Jovanotti che omaggia il "forrò" e il "piseiro" del Nord Est brasiliano con fisarmonica, triangolo e zabumba. Messa giù così, con questo popo' di definizioni accademiche, Niuiorcherubini potrebbe sembrare solo uno sfoggio sterile di enciclopedismo musicale, una ulteriore rincorsa al riconoscimento di "musicista" a tutto tondo che qualcuno, nonostante tutto, fatica ancora a riconoscergli perché, in fondo, i pregiudizi fanno comodo e quant'è difficile rimuoverli. Invece no.
Jovanotti è sempre stato così, stavolta ha solo tolto i filtri e chissenefrega se il disco venderà tanto oppure no. Queste canzoni sono la ventata più fresca degli ultimi tempi, sono canzoni senza la simbolica pappagorgia tronfia di chi aderisce alle mode come l'algoritmo alle tendenze di Spotify e non ci aggiunge un grammo di sé stesso perché sia mai che qualcuno non se l'aspetti e rimanga sorpreso. Suono quindi esisto.
Al di là del rilievo effettivo delle canzoni (ma poi chisseneimporta del rilievo), lo slogan che esce a caratteri cubitali da Niuiorcherubini è che ogni tanto, forse solo una volta, ci si può spogliare nudi e lasciarsi dondolare dalle onde che per tutta la vita hai provato a domare, arginare e orientare andando magari a fondo e risalendo in apnea per poter dire un giorno, cioè adesso, così è anche se non vi pare.