Roma

Col Recup spesa sotto controllo

Il Centro unico di prenotazione sanitaria regionale Recup ha compiuto da poco 10 anni di attività. Dalle 118.895 prenotazioni nel 2000, siamo a quasi tre milioni nel 2009. Ma i problemi di questo servizio, rivelatosi prezioso per i cittadini, non sono stati ancora risolti. Delle prospettive future del Recup, nel quadro delle difficoltà legate al piano di rientro sanitario, parliamo con il senatore Cesare Cursi, responsabile nazionale salute e affari sociali del Pdl.
Avrebbe scommesso dieci anni fa che il Recup sarebbe stato ancora oggi uno tra i progetti più interessanti del servizio sanitario regionale?
«In effetti è difficile credere che quella iniziativa, messa in piedi con un finanziamento di 2 miliardi di vecchie lire strappato alle risorse per il Giubileo del 2000, dopo 10 anni abbia potuto raggiungere il risultato attuale. Stiamo parlando del primo Cup in Italia, per numero di aziende collegate, ben 20 di cui 12 Asl, 5 aziende ospedaliere e 3 policlinici universitari e numero di prestazioni gestite, pari a oltre 32 milioni solo nel 2009».
All’inizio ci furono difficoltà per la ritrosia delle Asl?
«Sì, è stato un lavoro difficile, impervio in certi momenti, ma fortemente voluto dalla giunta di centrodestra del tempo che lo mise tra i propri obiettivi irrinunciabili. Tanto che, nel 2004, proprio a causa delle difficoltà riscontrate con le Asl venne avviato il processo di unificazione dei vari Cup in unico sistema regionale che, utilizzando la stessa procedura informatica, poteva funzionare come unico data-base delle prestazioni ambulatoriali».
È vero che il sistema oggi in funzione è visitato da osservatori europei?
«Certamente. La specificità rispetto a un normale Cup aziendale è data dalla estensione del Recup laziale che rende ancora più efficiente il sistema, aumentando in modo esponenziale la capacità di risposta al cittadino. Non solo. Ma trasmette al “centro” tutti i dati indispensabili a conoscere e controllare la spesa, mettendo a confronto la produttività delle diverse unità erogatrici, individuando anomalie, rendendo trasparente il sistema di gestione delle prestazioni, quello degli incassi dei ticket e delle esenzioni. Insomma un servizio anche in grado di esprimere il più grande e completo motore di ricerca delle prestazioni sanitarie connesso alla prenotazione».
Non crede che la pubblicizzazione del numero verde anche fuori Regione potrebbe portare nel Lazio una mobilità attiva che contribuirebbe al risanamento del bilancio?
«Il perfezionamento del Recup consentirebbe la messa a regime di una grande infrastruttura al servizio della sanità laziale, dove per forza dovremo includere anche la sanità privata accreditata, gli altri servizi di cura e residenzialità, i servizi socio-sanitari e quelli eventualmente connessi (ospitalità, trasporti, ecc.), facendo di questo “sistema e-gov” uno degli architravi del processo di ristrutturazione del Ssr. Solo allora potrà partire un processo di riconversione che conquisti spazi di mercato fuori dal nostro territorio sia per le strutture pubbliche che per quelle private».
Può essere anche uno strumento di controllo e programmazione?
«Non c’è dubbio. Mediante il Recup l’amministrazione regionale potrà controllare l’apporto delle strutture accreditate dal Ssr, verificando progressivamente il raggiungimento dei tetti stabiliti e l’appropriatezza delle prestazioni. Ai fini della programmazione il Recup potrà fornire addirittura in anticipo il fabbisogno delle prestazioni».
Una macchina complessa che però andrebbe revisionata...
«Per questo è necessario intervenire con forza. L’attuale call center gestisce 1.200 linee con 700 operatori che rispondono, nei giorni di punta, a oltre 20mila chiamate. Anche i medici accedono direttamente al servizio per la richieste di accessi prioritari per gravi sospetti diagnostici, massimo entro 2,3 giorni, che solo nel 2009 ha permesso di prenotare ben 36mila visite d’urgenza. Insomma, uno strumento insostituibile per la collettività. Ciononostante, il Recup è ancora in attesa della nomina di un responsabile unico che sappia imporre il ruolo del servizio tra potere politico e amministrativo delle Asl, ruolo che non può essere svolto in alcun modo da Lait spa».
Si può migliorare il servizio?
«Senza dubbio con l’obbligo per tutti i centri di prenotazione regionale, ospedali, aziende ospedaliere, policlinici universitari e Irccs, di fornire le proprie agende al Recup, con pesanti sanzioni agli inadempienti».
La riorganizzazione del Recup può aiutare il risanamento avviato dalla Polverini?
«È un percorso difficile, iniziato con molto coraggio ma che si rende necessario per centrare gli obiettivi previsti dal Piano di rientro. La presidente ha sempre assicurato il confronto continuo con tutti gli attori del servizio sanitario regionale che avranno sempre una finestra di dialogo costruttivo con la Regione.

In questa ottica anche il rilancio del Recup sarà uno strumento prezioso per il controllo e la riduzione della spesa sanitaria laziale».

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