Colf a termine, ecco il «buono» anti lavoro nero

La colf va in vacanza per un mese lasciando la famiglia in asso. «E io come faccio?» si chiede la signora, mettendosi le mani nei capelli? «C’è mia cugina - risponde lei -, che è bravissima. Già, ma come fare con il contratto?». C’è il buono lavoro. Una sperimentazione già in atto nell’agricoltura per i lavoratori stagionali, e che potrebbe presto essere sperimentato anche a Milano, una delle poche città indicate dal ministero del Lavoro, per impieghi occasionali come il giardiniere o il factotum che esegue un lavoretto di 4 ore, la badante per un periodo breve, la colf «supplente». Le condizioni? Che si tratti di persone disoccupate o inoccupate, che non abbiano chiaramente la partita Iva. Il buono lavoro, previsto nella legge Biagi, dovrebbe poter entrare in vigore quando il Ministero del lavoro, raggiunto l’accordo con i sindacati, farà il bando di concorso per affidare l’appalto della rivendita. I blocchetti con i buoni lavoro, che serviranno per pagare le prestazioni occasionali, infatti, del valore di 10 euro ciascuno compresivi della quota Inail e Inps (al netto 7,50), potrebbero essere acquistati agli sportelli bancari, nelle tabaccherie o nelle edicole, a secondo dell’esito del bando. Il meccanismo è semplice: il lavoratore disoccupato si iscrive a una lista, ricevendo un codice personale. Il datore di lavoro, nel momento in cui chiama il lavoratore, dovrà solo comporre un numero verde e fornire il codice del lavoratore: da quel momento, verrà attivata l’assicurazione. La colf o il giardiniere, pattuita la somma, verranno pagati con un numero di buoni corrispondenti, riscuotendo il corrispettivo in denaro dagli sportelli preposti.
«Si tratta di uno strumento veramente utile per combattere il lavoro nero - commenta Andrea Mascaretti, assessore al Lavoro di Palazzo Marino - che non esiste solo nei cantiere ma, anzi, è molto frequente anche tra le mura domestiche. In Belgio e in Inghilterra, per esempio, ha già dato ottimi risultati.

Ho ricevuto rassicurazioni da parte del ministro Sacconi che a breve potremo sperimentarlo anche a Milano. Il Comune farà la sua parte, impegnandosi a fare conoscere il buono in maniera capillare a partire dallo sportello delle badanti».

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