Un "Colpo di lama" per smascherare le falsità

Non se ne salva uno, tutti i protagonisti di questo romanzo nero sono falciati dal Colpo di lama (La nave di Teseo) di Mauro Covacich

Un "Colpo di lama" per smascherare le falsità

Eleonora Barbieri

Non se ne salva uno, tutti i protagonisti di questo romanzo nero sono falciati dal Colpo di lama (La nave di Teseo) di Mauro Covacich, e non tanto in senso fisico, benché di noir si tratti, e il mistero della violenza (passata, ma forse anche presente) aleggi fin dall'inizio, quanto in senso morale: l'ironia dello scrittore triestino colpisce anch'essa come un colpo di lama i difetti, i vizi grandi e piccoli, le presunte virtù che a loro volta nascondono egoismi, illusioni e vanità, insomma tutto ciò che rende piccina la nostra esistenza sociale e intima, e non soltanto in provincia. Anche se la provincia, nello specifico quella di Pordenone, è certamente ritratta senza molti cedimenti al bucolico, o alla nostalgia per quelle sane e piccole comunità di cui spesso si sente vagheggiare.

È in questa Pordenone che vive, e piuttosto bene, l'architetto Fabbretto, di professione assessore alle politiche sociali del Comune, di fatto un pigro consumato, naturalmente in carriera; il suo apparente benessere viene scosso dall'arrivo di due volontari di una associazione, Vitaviva, che gli propongono un progetto dal valore ecologico e umano: un impianto innovativo per riciclare i rifiuti, da affidare a Lama, ovvero Achille Orante, ex brigatista, ex detenuto, dalla parlantina assai sviluppata - almeno quanto l'arroganza e la vacuità della sua sbandierata ribellione al sistema. Nonostante il vocabolario da adolescente in una scuola «okkupata», le minacce, la palese mancanza di volontà di redimersi e gli insulti alle autorità e ai concittadini, Lama riesce a convincere lo stesso Fabbretto a sostenerlo, grazie al fatto che l'assessore si è innamorato della bella volontaria dell'associazione, Alessandra, e vuole conquistarla.

Fra esilaranti liste di che cosa «è di destra» (il montone, la cravatta, il sole, le lenti a contatto) e che cosa «è di sinistra» (il cappotto, la sciarpa, la luna, gli occhiali), riunioni comunali in cui i consiglieri compilano il proprio 730, segretarie compiacenti, proteste dei cittadini e provocazioni di Lama, patetico eppure vincente, tanta è la meschinità che lo circonda, il progetto sembra quasi avviarsi, come per miracolo.

Eppure, qualcosa andrà storto, come suggerisce il fatto che sia lo stesso Fabbretto a raccontare la storia, in prima persona, in una lettera al Questore, ricordando una certa «tragedia dei comboniani», avvenuta dieci anni prima...

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