«Ma combattiamo gli imbrattatori»

«Prima di tutto facciamo una distinzione...». Quale? «Noi sosteniamo i writers, perché sono artisti. Ma siamo contro i vandali, quelli che scrivono oscenità, insulti e offese sui muri delle città», puntualizza il ministro delle politiche giovanili, Giorgia Meloni. E d’un fiato s’affretta a sottolineare: «Tanto che il governo ha varato la tolleranza zero contro chi imbratta monumenti e palazzi, con un inasprimento delle sanzioni e delle pene». Fa una pausa, poi riprende: «Questa distinzione è fondamentale: altrimenti c’è il rischio di criminalizzare un’intera generazione. E la piaga degli imbrattatori che deturpano la inquadrerei nella categoria della microcriminalità urbana che, come tale, va repressa e punita».
Insomma, lei sponsorizza una creatività con lo spray ma che rispetti le regole?
«Sì. E così deve essere. Il fine del nostro progetto è di combattere l’illegalità e di offrire un’alternativa alle nuove generazioni. Per questo sosterremo anche economicamente quei Comuni che metteranno a disposizione degli spazi affinché i writers possano esprimere in totale libertà la loro fantasia e creatività. Pensiamo a quanto spazi inutilizzati e brutti ci sono nelle nostre città e anche nelle aree di cantiere e che si possono abbellire semplicemente con i colori e i disegni. Di sicuro, vogliamo che questi graffiti siamo fatti nel rispetto del decoro urbano».
I graffiti sono visti spesso come un simbolo del degrado urbano, come rivalutare l’immagine dei writers?
«Con questa iniziativa vorremmo che i giovani mostrassero che sono capaci di gesti e impegni, anzitutto, di grande responsabilità e poi di senso civico. E gli spazi che gli verranno concessi dai Comuni per numerosi artisti saranno una straordinaria occasione da sfruttare per confermare che i writers si distinguono dagli imbrattatori di muri».
I detrattori potrebbero definirli, con uno slogan, «graffiti di Stato»?
«È una definizione sbagliata. Questa iniziativa non vuole blindare la fantasia dei giovani, semmai va nella direzione opposta. Lo scopo di questo progetto è quello di cementare un’alleanza fra il Ministero, i Comuni e le associazioni dei giovani artisti che valorizzi la loro vena artistica».
Giudica i murales una forma d’arte?
«Sì. Anche perché ne ho visti tanti che sono davvero bellissimi. Per esempio, quelli realizzati su dei pannelli dai ragazzi di Napoli per un’iniziativa dedicata alle celebrazioni del ventennale della caduta del muro di Berlino. Loro sono stati bravissimi e il risultato è incredibile. Tanto che ho chiesto a loro di regalarmeli».
Le hanno risposto sì?
«Certo. E quei murales li ho fatti mettere sulle pareti del Ministero».


Lei si è mai immaginata con lo spray in mano a esprimere la sua vena creativa su un muro?
«Non so né disegnare né dipingere. Come segno zodiacale sono un Capricorno e, come tale, ho scarse capacità artistiche. Lo confesso: sarei un pessimo testimonial».

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