di Marco Lombardo
Abbiamo aspettato per più di trentanni un Panatta, alla fine ci siamo ritrovati una Schiavone quasi senza accorgercene. Ma non è un caso che il tennis italiano sia di nuovo in una semifinale del Grande Slam grazie a una donna, perché in questi anni sono loro ad aver tenuto alte le nostre racchette nel mondo. Fate un po il paragone: due Fed Cup conquistate (2006 e 2009) con una finale raggiunta anche questanno, un posto nella Top Ten già conquistato da Flavia Pennetta che adesso - da lunedì - tornerà al numero 10 del mondo ma sarà superata da Francesca, se va male numero 9 e se va di lusso (ovvero unincredibile vittoria finale) numero 6. E tutto questo mentre i nostri ragazzi galleggiano nella serie B di Davis, fanno a gara a marcare visita quando è tempo dinsalatiera finendo per litigare fra di loro, ma poi la seconda settimana di uno Slam la vedono sempre in televisione.
Insomma: il Roland Garros conferma che il nostro tennis è donna e questo - in un Paese maschilista come il nostro - fa fatica a diventare un dogma. Eppure: il tennis femminile è il parente prossimo di quello da circolo, abbiamo un commissario tecnico (Barazzutti) capace di fare squadra con le ragazze e delle ragazze capaci di fare squadra tra di loro, pur essendo - di carattere, di tecnica, di estrazione - molto diverse luna dallaltra. In pratica sono loro per anni ad aver tirato la carretta del movimento e dunque è giusto esultare ed esaltarsi per loro.
Il successo (diciamolo, parziale, cè ancora strada davanti a lei) di Francesca diventa allora un caposaldo del nostro tennis, così come lo sono gli Internazionali dItalia che dallanno prossimo diventeranno un vero e proprio piccolo Slam.
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