Leone XIV un mese dopo. Ecco perché il Papa si sente più peruviano che statunitense

L'esperienza da missionario ha influito enormemente sul ministero di Prevost. Chi lo ha conosciuto è sicuro che il papato non lo cambierà

Leone XIV un mese dopo. Ecco perché il Papa si sente più peruviano che statunitense

Un mese fa veniva eletto Leone XIV. Il primo Papa statunitense della storia, in realtà, si sente peruviano perché nel Paese sudamericano ha maturato il suo ministero sacerdotale. Lo ha dimostrato nella sua prima apparizione dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro scegliendo di "trasgredire" con un saluto in spagnolo e non in inglese. Un saluto rivolto alla diocesi di Chiclayo di cui è stato vescovo dal 2015 al 2023. Ma la storia di Prevost con il Perù è più lunga degli 8 anni in diocesi ed è molto importante per cercare di comprendere il pensiero e l'azione di Leone XIV.

Missionario

Prevost è sbarcato nella sua seconda patria nel 1984 come missionario a Chulucanas e ci resta fino al 1987 quando viene richiamato negli Stati Uniti come responsabile delle vocazioni nella provincia agostiniana di Chicago. Un anno dopo il ritorno in Perù a Trujillo dove rimane addirittura fino al 1999. In questa città sulla costa, nel nord del Perù, avviene la sua maturazione come sacerdote. Arrivano infatti ruoli di responsabilità, come direttore del seminario diocesano.

Padre Fidel Alvarado Sandoval , parroco della parrocchia San Agustín de la Matanza e vicario pastorale della diocesi di Chulucanas che di Prevost è stato figlio spirituale ed amico, racconta a IlGiornale.it che l'attuale Papa venne chiamato in Perù nel 1984 perchè "serviva uno specialista in diritto canonico per risolvere alcune questioni canoniche". L'allora missionario si abituò subito alla missione e poi volle tornare nel 1988 con la missione di costruire una casa di formazione nella città di Trujillo per iniziare ad accogliere le vocazioni agostiniane.

La sinodalità prevostiana

Leone XIV ha detto nel suo primo saluto di volere una Chiesa sinodale. Non si deve pensare, però, che il nuovo Papa abbia un'idea di sinodalità sovrapponibile a quella del suo predecessore. L'esperienza peruviana, infatti, ha aiutato Prevost a sviluppare un'esperienza ecclesiale di tipo sinodale nel senso di finalizzata alla comunione, camminando insieme. Quindi un coinvolgimento di tutto il popolo di Dio nella vita della comunità. Prevost a Trujillo insegnava diritto canonico ma anche morale. Padre Fidel, suo studente, ricorda che "la sua era un'ecclesiologia radicata come popolo di Dio e ripresa dal Concilio Vaticano II e anche dai documenti delle Conferenze Episcopali Latinoamericane di Medellín, Puebla , Santo Domingo. Ma era anche una teologia fatta di realtà". L'allora padre Robert ci teneva molto che venissero visitate tutte le parrocchie e tutte le famiglie. Lo spirito missionario ha condizionato anche l'approccio alla liturgia. Padre Fidel racconta che ai tempi cercavano "una liturgia radicata nel popolo che nella povertà ci ha costretti ad essere creativi. Ad esempio, utilizzando strumenti musicali e sempre con canti approvati dalla Chiesa". L'amico del Papa ricorda con noi un episodio: "una volta siamo andati in campagna, sulla sierra, a Piura, camminando per circa quattro o cinque ore, ed era la Settimana Santa e non avevamo il cero pasquale. Padre Robert non si è preoccupato, ci ha mandato a comprare delle candele e così abbiamo fatto da soli il nostro cero pasquale. Quella era creatività, vedere nel popolo il volto di Dio e non spaventarci delle ferite del popolo". Questa dedizione per il popolo ed in particolare per i poveri che caratterizza Prevost è declinata in senso cristiano e non ideologico o politico. Anzi, l'esperienza del missionario agostiniano in Perù è coincisa tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta con un periodo difficile del Paese per l'esplosione dei gruppi terroristici d'ispirazione maoista.

L'aiuto ai poveri

Nei luoghi delle missioni il ricordo di Prevost è ancora forte e non da oggi. Anche prima dell'elezione c'era riconoscenza e orgoglio per questo agostiniano americano "stregato" dalle periferie peruviane. Padre Fidel Alvarado Sandoval ha una sua idea del perchè Leone XIV si sia innamorato del Paese in cui è andato a fare il missionario: "Nei poveri del Perù ha trovato il volto di Dio sofferente per poter camminare verso un mondo migliore, verso un mondo più giusto, più umano e più fraterno". E secondo lui il nuovo Papa, pur non disconoscendo la sua origine statunitense, si sente soprattutto peruviano perché "riconosce di aver imparato a riconoscere un Dio vivo, palpabile in questa realtà del Perù. Ecco perché il Perù è per lui il primo momento in cui ha camminato con Dio nei poveri". Grazie all'impegno di uomini come Prevost questi luoghi sono diventati fonte di vocazioni per l'ordine. Padre Fidel ricorda a IlGiornale.it: "Padre Robert mi ha aiutato moltissimo a conoscere Dio e sì, ci ha sostenuto economicamente, la mia famiglia è stata aiutata dai padri agostiniani. Prevost ha aiutato moltissimi giovani a Trujillo e a Chulucanas a studiare per diventare persone migliori nella vita".

Nelle parole di chi l'ha conosciuto, lo ha visto ambientarsi facilmente in un Paese diverso dal suo e portare il messaggio evangelico nelle periferie più povere e difficili del Perù, c'è tutto l'orgoglio per quel missionario divenuto prima priore, poi vescovo, cardinale e infine addirittura Papa. C'è da scommettere che il Perù sarà una delle prime mete di pellegrinaggi di Leone XIV.

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