Lideologia della decrescita ha varie matrici: dalle visioni di Jean-Jacques Rousseau, che idealizzava le comunità preistoriche, fino alle tesi di quel bizzarro economista che fu il reverendo Thomas Malthus, ispiratore di ogni moderna apprensione di fronte allaumento demografico. Si tratta di radici distinte e per certi aspetti contraddittorie, ma che pure convergono in larga parte della saggistica che va per la maggiore.
Secondo Rousseau (nella foto, ndr), lindividuo è unaberrazione e luna maniera di vivere umanamente sta nel riconoscersi in comunità organiche. Il Ginevrino sapeva bene che la società moderna si sviluppa a partire dalla proprietà, dalla divisione del lavoro e dallo scambio; per questo motivo egli esaltava il «buon selvaggio» e al tempo stesso proponeva una città largamente collettivizzata. Chi oggi ha ripreso con più vigore tali tesi è John Zerzan, un primitivista dellOregon che propone la distruzione del mondo attuale e il ritorno alle pratiche del Neolitico. Per i maltusiani il problema è un altro. La loro analisi muove da unincomprensione del carattere dinamico delle risorse e da una totale incapacità a capire che il domani sarà diverso dalloggi. Immaginano un futuro con una popolazione doppia dellattuale, ma con le medesime risorse naturali e le stesse conoscenze scientifiche. Ne traggono la conseguenza che lunica maniera per sopravvivere sia frenare le nascite.
Bloccare lo sviluppo tecnologico e arrestare la crescita demografica sono comunque progetti convergenti. Dietro la retorica di chi invita a vivere lentamente si cela quasi sempre un romanticismo irresponsabile che non solo idealizza epoche nelle quali un gran numero di bambini non raggiungeva i cinque anni di vita o le malattie più banali cancellavano intere popolazioni, ma che soprattutto ne trae indicazioni politiche.
Poiché lavorare meno, non far figli e smettere di innovare è più che legittimo (le preferenze sono soggettive): altra cosa, però, è imporlo agli altri. Per questo è assurdo, ad esempio, che si impedisca lagricoltura Ogm e ci si senta autorizzati a distruggere campi coltivati con sementi geneticamente modificate già impiegate, ad esempio, in Spagna. Uno dei principi cardinali delle società aperte detestate da Rousseau (che invece adorava Sparta) è la libertà individuale e il fondamentale paradosso dellideologia della decrescita va riconosciuto nella pretesa di porre lideologia passatista a giustificazione di un nuovo potere sovrano: una terribile invenzione, questultima, tipicamente moderna.
In Anarchia, stato e utopia il filosofo Robert Nozick rappresentò la società libera come unimpalcatura in cui possono trovare spazio ordini politici differenti: variamente individualisti o comunitaristi, e quindi anche diversamente frenetici o slow.
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