Roma

Computer in tilt, il giudice chiede un’inchiesta

Può capitare che un computer si rompa e ci sia bisogno di un tecnico per rimetterlo in funzione. Ma se accade troppo spesso può diventare un problema, soprattutto se a rompersi sono i pc della Procura e ciò impedisca il regolare svolgimento delle udienze o ostacoli il lavoro dei magistrati.
Ieri mattina l’ennesimo guasto ha messo a dura prova la pazienza del giudice della VII sezione penale Alfonso Sabella. Dovevano essere processate otto persone finite in manette per furti e sostanze stupefacenti. Era tutto pronto, gli arrestati, i loro avvocati, i testimoni, il pubblico ministero. Non il computer, che ha cominciato a fare le bizze. E non c’è stato verso di farlo ripartire. Impossibile procedere, processo rinviato, imputati di nuovo in cella. Ma per il giudice Sabella la questione non si è chiusa così. Troppe volte, a piazzale Clodio, gli addetti ai lavori hanno avuto a che fare con computer bloccati o malfunzionanti. Quella di ieri è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sabella ha preso carta e penna e ha trasmesso gli atti in Procura, e al presidente del Tribunale, sollecitando un’inchiesta per interruzione di pubblico servizio nei confronti del Cts, la società incaricata della manutenzione di sistemi informatici di piazzale Clodio. Nell’ordinanza il giudice spiega cosa succede quando il sistema va in tilt: «A causa delle continue disfunzioni, già segnalate da diversi mesi, non si possono scrivere le ordinanze e non si possono consultare le norme in rete».

Un problema gravissimo, «dal momento che la produzione legislativa nel settore penale è copiosa e quotidiana, con disposizioni in tema di sicurezza che escono quasi ogni giorno».

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