Il Campidoglio lancia un progetto per il reinserimento delle persone di nazionalità romena che vivono a Roma (ma anche in Italia) e che vorrebbero tornare nel loro Paese. La storia si ripete e non è la prima volta che si tenta questo tipo di soluzione a un'immigrazione incontrollabile. Così la buona volontà del Comune rischia di franare con la realtà dei fatti che vede la maggior parte dei romeni arrivare nel nostro paese per prendere fruttuose «scorciatoie» professionali. Il programma, presentato ieri dal sindaco Alemanno al primo ministro romeno Emil Boc, consiste nel contattare aziende italiane che operano in Romania per capire se hanno bisogno di manodopera e sapere di che tipo di figure professionali necessitano. Successivamente, l'amministrazione comunale pubblicherà un bando per selezionare romeni residenti a Roma e in Italia interessati al progetto. Queste persone saranno formate per i nuovi lavori richiesti e riceveranno, per 6 mesi, un contributo di 200 euro mensili che sarà erogato dal Comune di Roma. In questo modo, le imprese italiane in Romania potranno avvalersi di manodopera qualificata e, al tempo stesso, usufruire del contributo economico che consentirà loro di avere un «aiuto» sullo stipendio del lavoratore. In Romania, infatti, lo stipendio medio va dai 300 ai 400 euro mensili. Con l'aiuto del Campidoglio, come ha spiegato l'assessore capitolino alle Politiche sociali Sveva Belviso, «l'impresa che assume il lavoratore, per i primi 6 mesi, dovrà solo integrare lo stipendio sommandolo al contributo del Comune».
Il progetto servirà anche a incentivare «il reinserimento in Romania di tutti i cittadini romeni che non hanno trovato integrazione e lavoro in Italia - ha detto Alemanno - in modo tale da evitare che questi rimangano intrappolati in Italia con condizioni di vita indegne».
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