Castellammare di Stabia (Napoli)Quasi tutto il consiglio comunale di Castellammare di Stabia è finito sotto inchiesta, per truffa aggravata ai danni dello Stato. Lelenco è lungo, 27 indagati, più tre funzionari comunali. Si fa prima a scrivere i nomi dei rappresentanti del popolo che non hanno partecipato alla presunta truffa, che quelli di chi ha contribuito a creare un danno alle casse municipali di oltre due milioni di euro. Sono soltanto tre: Francesco Faella, Domenico Cioffi e Nicola Cuomo.
La Guardia di finanza ha consegnato agli indagati un avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso dal procuratore aggiunto di Torre Annunziata Raffaele Marino. Per tutti laccusa è di truffa aggravata ai danni dello Stato e falso ideologico in atto pubblico. In sostanza i 27 consiglieri indagati, distribuiti tra la maggioranza di centrosinistra e lopposizione di centrodestra, avrebbero falsamente attestato la loro partecipazione alle sedute delle commissioni, incassando una cinquantina di euro per ogni riunione. Per un totale di circa 1.200 euro al mese. Fingevano di riunirsi per dibattere sui mille drammi della cittadina di 67mila abitanti, che del resto di problemi di disoccupazione, casa, camorra, sanità non è certo sprovvista. Tre degli indagati, in vista delle elezioni comunali del 28 marzo, hanno anche presentato la loro candidatura a sindaco di Castellammare. E 16 dei consiglieri inquisiti stanno ora chiedendo ai loro concittadini di rieleggerli.
«Il meccanismo illecito consisteva nel falsificare i verbali quotidianamente redatti dalle cinque commissioni consiliari permanenti di cui ogni consigliere faceva istituzionalmente parte, attestando falsamente una loro partecipazione ai lavori» spiega il procuratore Marino. I verbali acquisiti dalle Fiamme gialle attestano la presenza ogni giorno per alcune ore di quasi tutti i commissari che «dopo ampie e approfondite discussioni» deliberavano sui più disparati ordini del giorno. Invece, i 27 erano in giro a fare shopping, oppure al bar a chiacchierare con gli amici o a fare politica per i rispettivi partiti.
La Guardia di finanza per mesi ha pedinato ogni giorno i consiglieri comunali, partendo dalle sede municipale di Palazzo Farnese. Ma non cè solo la truffa dei «gettoni di presenza»: gli inquirenti contestano a una parte dei consiglieri indagati anche una condotta fraudolenta nei confronti dei propri datori di lavoro. Per «partecipare» alle sedute di commissione alcuni commissari si assentavano dai rispettivi uffici o, comunque, diminuivano le loro ore di attività presso Asl, scuole e altri enti pubblici o privati. Nel caso delle aziende private, dalle già disastrate casse comunali, uscivano altri soldi per risarcire i titolari per le mancate prestazioni dei dipendenti.
Lindagine è nata dalla costola di unaltra inchiesta della procura torrese. A giugno dello scorso anno, infatti, le Fiamme gialle arrestarono il direttore amministrativo di un istituto darte di Sorrento e il figlio per una vicenda legata a gare dappalto truccate. Dalle carte emerse che uninsegnante, Ida Scarpato, da quattro anni era frequentemente assente. Gli investigatori si insospettirono e decisero di approfondire. La Scarpato è una dei 27 consiglieri comunali inquisiti (ex An).
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