Il Comune fa finta di non vedere che a Brignole sono nate le favelas

(...) sollevato il problema, ma non ho mai avuto alcun riscontro in merito». È da più di un anno che segnalo senza fortuna che «i giardini di Viale Caviglia sono stati trasformati in una vera favela con tutto il rispetto per le favelas di Rio de Janeiro - dice Bernabò Brea - e dall’anno scorso ho fatto presente al sindaco la situazione con un’interpellanza urgente del 20 aprile, mai discussa in sede consiliare, e con un'interrogazione urgente del 4 maggio alla quale ha risposto solo l’assessore Vassallo per la parte legata alle rivendita di frutta e verdura presente proprio nei giardini di Viale Caviglia».
Insomma parole al vento. «La questione presenta ormai un livello di indicibile quanto indecente degrado, che raccoglie un'umanità che per scelta è relegata ai margini della società, ma che si è letteralmente impossessata di tali spazi: chi ha montato canadesi, chi dorme sotto le stelle ma su materassi lerci, ma il denominatore comune è che tutti usano quegli spazi verdi come «tutto», ossia, come luogo di consumazione dei pasti, come servizi igienici e come punto di raccolta dei rifiuti».
Chi passa vede che il vespasiano ed i bagni automatici all'angolo di Via Fiume vengono usati in caso di pioggia, anche per cucinare, mentre lungo i marciapiedi i rom gestiscono i lavavetri agli incroci delle zone attigue.
«Al mattino è sotto gli occhi di chiunque transita da Brignole il sopraggiungere di furgoni che scaricano, come merce da mercato, ragazzini e finti handicappati utilizzati per il racket della richiesta di elemosina invadente e talvolta violenta» attacca Bernabò Brea che fa notare anche che la mattina sul marciapiede della stazione Brignole gruppi di sbandati, rom in prevalenza, fanno colazione intralciando il passaggio dei viaggiatori che escono o si recano in stazione.
Non è tutto.

«Si sa che c’è una donna definita boss dei lavavetri e che gestisce un gruppo di fanciulli dai quali si fa consegnare ogni spicciolo e, per chi bleffa la ricompensa sono le botte» aggiunge il consigliere che fa notare come «in questo angolo di Genova, che una volta poteva definirsi uno dei polmoni verdi della città, sembra ormai vivere in una piccola città nella città, appunto una favelas».
E Tursi sta a guardare.

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