Andrea Tornielli
da Roma
Politici e legislatori che propongono leggi abortiste, ma anche che più in generale colpiscano la famiglia, come nel caso della legalizzazione delle coppie di fatto, non possono fare la comunione e prima di accostarsi al sacramento «devono porre rimedio al male fatto e diffuso». Parola di cardinale. È destinato a suscitare nuove polemiche il tagliente intervento che ieri mattina il cardinale colombiano Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, ha letto al Sinodo dei vescovi riunito a Roma fino al 23 ottobre per dibattere il tema delleucaristia.
Trujillo, che è stato uno tra i più attivi «grandi elettori» di Papa Ratzinger, ha parlato di «un problema scottante in non poche nazioni e Parlamenti», dove «progetti di legge e le scelte fatte o da fare mettono in grave pericolo» la famiglia e la vita. Scelte che - ha aggiunto il porporato - mettono «in gioco il futuro delluomo e della società».
Lopez Trujillo ha definito «unargomentazione spuria» quella che basandosi su «una cosiddetta libera scelta politica, che avrebbe il primato sui principi evangelici ed anche sul riferimento ad una retta ragione», porta alle «ambigue posizioni di legislatori» sul divorzio e sulle coppie di fatto. Il cardinale si sofferma particolarmente su queste ultime, «che - spiega - almeno implicitamente costituirebbero unalternativa al matrimonio, sebbene queste unioni siano semplicemente una finzione giuridica, denaro falso messo in circolazione. Peggio ancora, quando si tratta di coppie dello stesso sesso, cosa finora sconosciuta nella storia culturale dei popoli e nel diritto, anche se non presentate come matrimonio». Un no deciso, dunque, a qualsiasi forma di legalizzazione per le unioni di fatto. Proprio su questo argomento, qualche settimana fa, si era aperta unaspra polemica dellepiscopato italiano, dopo la lettera con la quale il candidato premier dellUnione Romano Prodi assicurava al presidente dellArcigay Franco Grillini di voler promuovere in Italia i Pacs.
Trujillo ha continuato attaccando lequiparazione delle unioni di fatto al matrimonio e la pretesa delladozione di bambini. «Tutta questa tendenza, che può invadere tante nazioni - ha detto ancora il cardinale - è chiaramente contraria al diritto divino, ai comandamenti di Dio, ed è negazione della legge naturale. Il tessuto sociale è ferito in modo letale. Ne consegue un influsso disastroso sui diritti e sulla verità riguardante luomo, il quale si riduce a uno strumento e a un oggetto nei diversi attentati contro la vita, a iniziare dal delitto abominevole dellaborto».
Si può permettere laccesso alla comunione eucaristica «a coloro che negano i principi e i valori umani e cristiani?» si è chiesto Trujillo. «La responsabilità dei politici e legislatori è grande - ha spiegato -. Non si può separare una cosiddetta opzione personale dal compito socio-politico». E la questione non si risolve con «varietà degli atteggiamenti nei differenti Paesi, poiché la coscienza dei cristiani e la comunione ecclesiale risulterebbero offuscate e confuse. Tutte quelle questioni devono essere chiarite e illuminate dalla Parola di Dio alla luce del magistero della Chiesa».
«I politici e i legislatori devono sapere - ha concluso il cardinale - che proponendo o difendendo i progetti di leggi inique, hanno una grave responsabilità e devono porre rimedio al male fatto e diffuso per poter accedere alla comunione».
Nei giorni scorsi lamericano William Levada, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, aveva chiesto di discutere se commette peccato lelettore che vota candidati abortisti. Ora il cardinale Trujillo parla dellesclusione dalleucaristia del politico cattolico (non di chi lo vota), ma sembra voler aggiungere, tra le norme che possono provocare questa esclusione, oltre alla legge sullaborto, anche quelle sulla legalizzazione delle coppie di fatto.
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