Comunismo-Morale: tragedia incompiuta con quattro capriole

Comunismo-Morale: tragedia incompiuta con quattro capriole

Ruggero Guarini

Meraviglioso è il dramma dei rapporti del Comunismo con la Morale. Più che un dramma è anzi una tragedia. Purtroppo ancora incompiuta. Infatti per il momento abbiamo assistito soltanto ai primi quattro dei cinque atti nei quali ogni vera tragedia, secondo le antiche leggi del grande teatro, si dovrebbe articolare. Quando potremo assistere anche al quinto e ultimo atto? E che cosa vi succederà? Prima di azzardare un’ipotesi conviene abbozzare una sinossi dei primi quattro atti.
Atto primo. Il famoso lottatore Carlo Marx, per agevolare la vittoria del comunismo, decide di disfarsi della Morale. La afferra, la sbatacchia, la schiaffeggia e mentre la ragazza stramazza a terra ne annuncia trionfante il decesso. Essa del resto – spiega – era soltanto un inganno, una menzogna, una maschera degli interessi della borghesia capitalistica, una semplice «sovrastruttura», insomma una frescaccia. E conclude che i soli valori autentici sono quelli legati alla lotta di classe, alla rivoluzione proletaria e alla vittoria del comunismo.
Atto secondo. Mentre la Morale giace sempre esanime per terra alcuni celebri allievi di Marx avvertono il bisogno di colmare il vuoto che la fanciulla ha lasciato nei loro cuori e nelle loro coscienze proclamando alto e forte che adesso il posto della defunta dovrà essere preso dalla Causa Comunista, vale a dire dal partito, dai suoi interessi e dalla sua volontà.
Atto terzo. Un altro famoso lottatore comunista, il compagno Enrico Berlinguer, temendo che il Comunismo, senza l’aiuto della signorina Morale, non riuscirà mai a infinocchiare quei fessi degli italiani, decide che è giunta l’ora di far risorgere la cara estinta e tenta di ravvivare la lotta di classe mediante una trovata che avrebbe fatto sbellicare Marx dalle risate. Lancia, cioè, la famosa Questione Morale, il cui presupposto è ovviamente l’assoluta superiorità morale dei comunisti, concetto che viene così illustrato da un grande poeta friulano: «Il partito comunista è un paese pulito in un paese sporco, un paese onesto in un paese disonesto, un paese intelligente in un paese idiota, un paese colto in un paese ignorante, un paese umanistico in un paese consumistico».
Atto quarto. Improvvisamente la Questione Morale scoppia come un petardo fra le mani dei suoi inventori. Intorno al Comunismo si diffonde l’inconfondibile olezzo che sempre si sprigiona da quella pratica eterna che è la tresca Politica & Affari, Milizia & Finanza, Partiti & Banche. Il Comunismo, nato per distruggere il Capitalismo, ne è dunque diventato, finalmente, un ramo, un rametto, una foglia? Certo è che i suoi capetti italiani degustano per la prima volta il sapore delle contorsioni e degli spasmi morali.


Che cosa avverrà dunque nel quinto e ultimo atto? Le leggi della dialettica esigono che una storia incominciata con una tesi secondo la quale la Morale sarebbe una fregnaccia della quale il Comunismo si fa beffe, e successivamente contraddetta da un’antitesi affermante l’assoluta superiortà morale del Comunismo, si concluda con una sintesi che riveli finalmente l’essenza fregnacciara del medesimo.
guarini.r@virgilio.it

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