Cronache

Da comunista dodicenne a missionario di San Carlo: storie di nuovi sacerdoti

Oggi a Roma monsignor Fisichella ordina due preti e sei diaconi della Fraternità San Carlo di don Camisasca: tra di loro cinque italiani, un cileno, un messicano e un tedesco

Da comunista dodicenne a missionario di San Carlo: storie di nuovi sacerdoti

Nella sua vita passata Patricio era comunista. Oggi viene ordinato sacerdote della Fraternità San Carlo nella basilica papale di Santa Maria Maggiore a Roma. Trentasei anni, originario della Patagonia, terra mitica nel sud del Cile e del mondo, era adolescente negli Anni Ottanta, ai tempi delle dittature in America Latina. In Cile era al potere Pinochet. «Era facile cadere in uno degli estremi della vita politica: o eri comunista o eri fascista, o eri con Pinochet o eri contro Pinochet. Così iniziai a dodici anni a fare il comunista, contro il dittatore. Non ero veramente comunista» racconta Patricio Hacin Ule. A celebrare la sua ordinazione sacerdotale monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione.

La Fraternità San Carlo, famiglia sacerdotale nata come costola di Comunione e liberazione su ispirazione di don Massimo Camisasca, ha sede a Roma e molte case in giro per il mondo. Sarà sacerdote missionario anche don Patricio, entrato nel seminario della Fraternità san carlo a Città del Messico. Lui racconta così la svolta nella sua vita di dodicenne inciampato nel comunismo: «Mia madre era preoccupata. Decise di farmi frequentare il catechismo per la preparazione alla cresima. Lì incontrai un prete molto simpatico. Era capace di rischiare la vita per andare a visitare una famiglia. Iniziai ad accompagnarlo e, guardando lui, mi rendevo conto che quel desiderio di libertà e di felicità che io cercavo di soddisfare, trovava nella sua vita una risposta». Un momento decisivo: «Nacque in me una sorta di vocazione, anche se non desideravo essere prete: volevo semplicemente essere come lui».

Più tardi ricevette la proposta di insegnare in una scuola, a Santiago. «Era gestita da alcune persone di Comunione e liberazione. Mangiavano insieme, stavano insieme, educavano i nostri studenti alla libertà. Incuriosito dalla figura di don Giussani, studiai i suoi libri. Si risvegliò in me quel desiderio che avevo sentito da piccolo. Avevo ventiquattro anni, una ragazza, un lavoro: la vita stava andando verso una certa direzione. Lasciai tutto».

Con Patricio oggi in Santa Maria Maggiore è ordinato sacerdote anche il tedesco Christoph, 35 anni, destinato alla missione in Terra Santa. Sono ordinati diaconi altri sei seminaristi della San Carlo: Emanuele Angiola di Cuneo, il messicano Diego García Terán, Simone Gulmini di Malborghetto di Boara, Tommaso Pedroli di Varese, Ruben Roncolato di Sant'Antonino Ticino e Luca Speziale di Pavia.

Nel suo ultimo libro, «La casa, la terra, gli amici» (edizioni San Paolo), Camisasca racconta i tratti di quest'avventura spirituale. Una storia interiore. Il sacerdote allievo di don Giussani vede nell'amicizia il vertice dell'esperienza della carità. Insiste su un concetto assai impopolare, l'autorità, con l'obbedienza «ritenuta oggi da molti impossibili a viversi o addirittura un male da rifuggire».

Una delle ragioni è individuata nella reazione all'autoritarismo spesso soffocante dei decenni scorsi. Eppure «scopriamo continuamente di essere attratti da qualcosa che è fuori di noi e che contemporaneamente è anche nel fondo delle nostre essere». E ancora: «È necessario che la persona scopra che solo il rapporto con gli altri le permette di crescere e che tra le autorità scoperte esiste una gerarchia». Senza gerarchia non ci sono neppure valori.

Forse non esisterebbero neppure belle storie come quella di Patricio, il comunista dodicenne che oggi festeggia la sua nuova vita di missionario.

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