Crisi, non solo istituzionale. La comunità ebraica di Milano va al voto anticipato per le dimissioni della maggioranza dei suoi consiglieri. Ed è la seconda volta consecutiva che accade dopo la crisi del 2012. Ma la crisi è anche finanziaria, dal momento che il mondo ebraico milanese è ancora sotto choc per il caso dell'enorme ammanco finanziario che ha sottratto alle casse dell'ente alcuni milioni di euro. Della truffa è stato accusato l'ex tesoriere della comunità, di cui si è scritto che avrebbe anche tentato il suicidio. La vicenda è emersa circa un anno fa, denunciata dal presidente Walker Meghnagi, che ha parlato di «scatole cinesi», e «doppia contabilità». Il caso, che vede la comunità parte civile, ha comprensibilmente sconvolto il mondo ebraico milanese, condizionando le vicende del consiglio, che è era stato eletto nel 2012.
Nel giugno 2012 Meghnagi aveva vinto le elezioni nettamente con la sua lista «Welcomunity», anche se il sistema elettorato previsto dalla comunità aveva assegnato 10 seggi ai vincitori e 9 alla lista sconfitta, «Ken», di fatto obbligando le parti a una sorta di gestione condivisa dell'ente. Il clima di collaborazione si è rotto in autunno, quando Meghnagi ha annunciato le sue dimissioni, accusando l'«opposizione» interna di non aver votato il bilancio, l'atto principe dell'attività istituzionale, reso ancor più importante dalla delicatissima situazione finanziaria, gravata anche dai servizi, di altissimo livello, che la comunità eroga ai suoi componenti: la scuola di via Sally Mayer, la casa di riposo per anziani, l'assistenza domiciliare di anziani e bisognosi, l'aiuto alle famiglie in difficoltà. I dipendenti della comunità sono 180 e i numeri dei bilanci sono cronicamente difficoltosi, tanto che ancora negli ultimi anni hanno fatto affidamento su cospicue eredità e donazioni - cosa che avviene normalmente in associazioni simili, un po' in tutto il mondo.
Meghnagi ha definito l'astensione della lista Ken «un atto di grave irresponsabilità». Secondo il presidente, i suoi avversari non hanno votato il bilancio perché lui non ha accolto la richiesta di un rimpasto di deleghe all'interno della giunta. La parte avversa ha tentato di ridimensionare. «Avendo ricevuto la relazione sul bilancio il giorno prima del voto - ha detto il consigliere Gadi Schoenheit - abbiamo solo chiesto una riflessione ulteriore su alcuni contenuti, niente di drammatico». La crisi istituzionale tuttavia non è più rientrata. La catena di dimissioni che ha fatto seguito alla rottura ha fatto decadere il consiglio il 26 dicembre. Le prossime elezioni sono fissate al 22 marzo ed entro le 13 del 20 febbraio dovranno essere presentate le candidature singole e di lista. Un'assemblea elettorale le precederà il 10 marzo. Cambierà il numero dei consiglieri: 17 al posto di 19, per effetto dell'applicazione dell'articolo 7 del nuovo Statuto dell'Ucei. È stato deciso inoltre che potrà candidarsi solo chi non ha debiti in corso con la comunità.
Questa fase di studio pre-elettorale è stata scossa dall'intervento dell'uscente assessore Guido Osimo, che ha parlato di «fallimento di un intera classe dirigente», riferendosi a tutti coloro che hanno ricoperto incarichi nella comunità prima di Meghnagi: nessuno - a suo giudizio - «dovrebbe ripresentarsi alle prossime elezioni». «Nessuna persona che abbia ricoperto le cariche di presidente, assessore alle Finanze, al Personale o segretario della Comunità, dal 1982 fino al momento in cui l'attuale presidente, l'attuale assessore alle Finanze Raffaele Besso, l'attuale assessore al Personale Claudia Terracina e l'attuale segretario (Alfonso Sassun) hanno scoperto gli ammanchi» ha precisato. Ciò come «personale contributo all'indispensabile esigenza che la nostra Comunità volti finalmente pagina».
Sono 180 i dipendenti della comunità milanese, che eroga servizi come la scuola, la casa di riposo per anziani, l'assistenza di anziani e famiglie
L'anno in cui la Comunità milanese, divenuta più numerosa di quella
«madre» di Mantova, costituì un proprio Consorzio israelitico autonomoNel 1938 a Milano c'erano 12 mila ebrei. Circa 5 mila espatriarono. I tedeschi ne deportarono 896 ebrei. Solo 50 si salvarono. Oggi gli ebrei sono 6mila
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