Il concerto dellamicizia del 13 luglio a Trieste, del maestro Riccardo Muti, si farà anche se i fantasmi della storia aleggiano sullevento. Invece è in pericolo il simbolico incontro dei tre presidenti, lo sloveno Danilo Türk, il croato Ivo Josipovic ed il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Nella splendida cornice di piazza Unità dItalia dove si esibiranno musicisti e coristi diretti da Muti, le sedie dei tre presidenti rischiano di rimanere vuote, per colpa del Novecento che non passa.
Le Vie dellamicizia è levento che dal 1997, con il suo esordio a Sarajevo, replica il concerto di chiusura della rinomata rassegna del Festival di Ravenna. E lo fa 24 ore dopo in una città simbolo, dove la storia ha lasciato cicatrici sanguinose. «Un ponte ideale, che non unisce in nome dellamicizia solo Ravenna a Trieste, ma i popoli che vengono coinvolti nelliniziativa» spiega Fabio Ricci dellufficio stampa del Festival. Nella Venezia Giulia, anche se il confine con la defunta Jugoslavia è stato sostituito dallEuropa di cui fa parte la Slovenia e a breve la Croazia, le cicatrici della storia, sono ancora profonde. A dare fuoco alle polveri della polemica ci ha pensato il quotidiano sloveno Delo. Secondo il giornale di Lubiana il presidente Türk non dovrebbe andare a Trieste perché in piazza Unità dItalia non suoneranno linno sloveno. Dal Festival non vorrebbero neppure rispondere, ma alla fine fanno notare «che ovviamente prima del concerto verranno eseguiti tutti e tre gli inni nazionali». Non solo: il 13 luglio di 90 anni fa lhotel Balkan di Trieste, sede della casa nazionale (Narodni Dom) degli sloveni, venne preso dassalto e dato alle fiamme in rappresaglia alluccisione di due italiani a Spalato. Per gli sloveni è linizio del peggio imputato al fascismo. Pressato dalla stampa slovena la presidenza di Lubiana ha inoltrato al Quirinale una richiesta per un cerimonia davanti allo scomparso hotel Balkan. Laspetto curioso che oggi, nello stesso punto, cè una facoltà universitaria dove si tengono corsi di slavistica. Se Türk punta i piedi il sottosegretario triestino allAmbiente, Roberto Menia, vicino a Gianfranco Fini, contrattacca. Unico rappresentante locale nel governo, forse per ribadire il suo ruolo di duro e puro, scrive sul Secolo dItalia un articolo dalleloquente titolo: «Il 13 luglio a Trieste i Presidenti di Italia, Slovenia, Croazia. Riconciliazione nella verità. Perché non vanno a Basovizza?». A Basovizza, sullaltopiano carsico che sovrasta Trieste, è monumento nazionale una delle tante foibe che inghiottirono migliaia di italiani alla fine della seconda guerra mondiale massacrati dai partigiani di Tito.
Lesodo degli istriani, fiumani e dalmati, le foibe e le vessazioni jugoslave, compresa la brutale occupazione di Trieste per 40 giorni nel maggio 1945, sono cicatrici difficili da cancellare. Ieri lUnione degli istriani, che rappresenta una fetta dellesodo, ha rincarato la dose con una lettera-appello a Napolitano. «Nessuna cerimonia al Balkan, si tratta di pretese ed intimazioni del tutto inaccettabili che ben delineano lo spirito nazionalista, non quello di riconciliazione, che regna oltreconfine» sostiene il presidente dellassociazione Massimiliano Lacota.
Al Quirinale è scattato lallarme rosso. «Il presidente ha dato la sua disponibilità, ma deve essere ancora presa una decisione finale. La vicenda è complessa e andranno valutati tutti i diversi elementi» si fa sapere dal Colle. Il timore è che scoppi un incidente diplomatico come già accaduto in passato per le foibe.
«Per noi è tutto confermato - ribadisce Ricci dal Festival - Questo progetto è un ponte per lamicizia attraverso il linguaggio universale della musica in luoghi simbolo».
Per questo motivo levento è tornato a Sarajevo lo scorso anno, le note dellamicizia sono echeggiate nel Libano disastrato dalla guerra, a Ierevan e Istambul per «unire» turchi e armeni. Oltre che a Gerusalemme, con ebrei e palestinesi, e nel 2002 a New York, a Ground zero, per il primo anniversario delle Torri gemelle.
Il 13 luglio, con o senza presidenti, Muti dirigerà un misto di artisti italiani, sloveni e croati.
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