Il concorso ad hoc per la moglie dell’assessore Pd

Ancora problemi di salute (e di sanità) per il Pd. La guerra intestina di Bari fra il senatore Tedesco, il governatore Vendola e il sindaco Emilano, trova sponda in Calabria. Dove l’ultimo scandalo coinvolge Demetrio Naccari Carlizzi, ex vicesindaco di Reggio Calabria, ex assessore regionale al Bilancio nella giunta di Agazio Loiero, e oggi nella direzione nazionale del partito di Pier Luigi Bersani. Che ovviamente nega tutto. La storia, su cui ora indaga la procura di Reggio, lo tira in ballo indirettamente essendo la moglie l’oggetto vero dell’inchiesta.
Mentre Carlizzi ricopriva il ruolo di assessore, sua moglie, Valeria Falcomatà, partecipava a un concorso regionale per dirigente medico di primo livello nell’unità di dermatologia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Partecipava e lo vinceva. Un concorso sospetto, secondo qualcuno, cucito addosso alla partecipante. Vero? Falso? L’affaire Carlizzi esplode grazie a un’interrogazione presentata da Nazzareno Salerno, presidente della commissione sanità della Regione Calabria e alla risposta del dipartimento sanità: «In merito al mio quesito mirante a sapere se il vincitore del concorso per un posto di dirigente medico fosse in rapporto di parentela con un componente della precedente giunta regionale – afferma Salerno - mi è stato comunicato che l’azienda, ha assunto presso la stessa unità, nelle date del 24 e 25 novembre 2009, due dirigenti medici: uno di questi è moglie dell’ex assessore regionale Demetrio Naccari Carlizzi».
Interpellato dal Giornale, Salerno conferma tutto e spiega: «In quel periodo i concorsi erano bloccati, eppure quello della moglie dell’ex assessore Pd si svolse ugualmente, e a vincerlo è la moglie stessa – afferma -, ma la cosa singolare è che la vera esigenza era in altri reparti, come quello oncologico o nella radioterapia: invece lo hanno fatto per il reparto dermatologia». I dubbi, su cui faranno chiarezza i magistrati, non finiscono qui: «A essere vacante nel reparto dermatologico era il posto di primario – aggiunge Salerno – ma ne fecero uno per dirigente. La moglie dell’ex assessore non aveva i requisiti per partecipare a un eventuale concorso per primario. Ora in quel reparto è lei la responsabile. Mi chiedo: tutto dunque era finalizzato alla sistemazione della moglie di Naccari Carlizzi?». È lo stesso Salerno ad affermare che in un primo momento, e fino a poco prima che il concorso si svolgesse, uno dei membri della commissione esaminatrice chiese di partecipare al concorso. Se fosse o meno la moglie di Naccari, il dottor Salerno lo ha chiesto nuovamente al Dipartimento Sanità. Quanto all’apertura dell’inchiesta, Salerno afferma che «probabilmente ciò significa che non tutto potrebbe essersi svolto all’interno dei normali canoni di legalità e trasparenza».
La replica di Naccari non si è fatta attendere: «Quelle di Salerno sono solo calunnie, chiederò il risarcimento», scrive l’ex assessore in una nota, per poi evidenziare il lungo curriculum della moglie: «Salerno deve solo infangare e collegare un prestigioso percorso di studi e di lavoro ad un’appartenenza politica (…). Non posseggo le privilegiate informazioni vantate da Salerno e a suo dire dal dipartimento Sanità, ma nessuno di noi ha nulla da temere dal vaglio della magistratura».
Salerno ribatte: «Non ho mai detto che la moglie di Naccari non abbia un curriculum di tutto rispetto, ma ritengo non fosse opportuno fare quel concorso in quel momento, anche perché il marito della persona che ha vinto era assessore regionale al Bilancio e non poteva non sapere qual era lo stato dei conti sanitari in Calabria. E poi non è forse proprio Naccari a parlare sempre di opportunità politica? Non avrebbe dovuto essere lui stesso a sconsigliare alla moglie di partecipare a quel concorso?».
Non è il primo infortunio per l’ex assessore. Tre anni fa, infatti, il pentito Antonino Zavattieri, in un’udienza del processo per l’omicidio del vicepresidente del consiglio Fortugno raccontò d’aver votato per lui – all’epoca esponente della Margherita - seguendo l’indicazione di un amico, Giovanni Fontana, che lo aveva aiutato nel periodo di latitanza.

Circostanza sempre negata da Carlizzi, che subito dopo le dichiarazioni del pentito, diffuse una nota per spiegare che «a Terreti, località che sembra essere quella di riferimento del pentito Zavettieri, ho preso solo 10 voti».

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