Lannuncio delle Alte Autorità era stato solenne. Basta lassismo nei confronti dei pirati della strada, niente più indulgenze per i colpevoli domicidio - e pluriomicidio - motorizzato. In effetti il giro di vite che lopinione pubblica reclamava sè avverato, nel volgere di qualche decina di ore: ma allincontrario. Non per affermare il rigore della legge, ma per confermarne, unennesima volta, il buonismo spensierato se non sciagurato.
Due notizie. La notizia numero uno: il giudice del tribunale minorile di Milano non ha convalidato né il fermo del motociclista minore detà che aveva travolto e ucciso un bambino di tre anni a Bormio, né laccusa di omicidio volontario che era stata contestata. Il ragazzo non subirà alcuna misura cautelare, dovrà soltanto seguire un percorso di sostegno psicologico. La notizia numero due: a Marigliano (presso Napoli) un guidatore ventottenne il cui tasso alcolico - lo si è accertato successivamente - era fuori norma, ha investito in pieno unaltra auto e provocato la morte dun bimbo di 10 mesi (oltre a vari feriti, tra questi la madre del bimbo, in condizioni gravissime). Luomo è stato denunciato a piede libero per omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza. Della conclamata inflessibilità possono essere trovate modiche tracce solo nella detenzione di Rodolfo Bonavolta, un trentatreenne di Carpi nel modenese, che sotto leffetto non solo di smodate libagioni ma anche della cocaina ha travolto con la sua auto una macchina con tre anziane a bordo. Una di loro ha perso la vita, le altre due hanno riportato lesioni. Il Bonavolta, almeno lui, è in cella, imputato di omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza. Speriamo resti in cella per un tempo congruo. Con fulminea severità la prefettura di Firenze gli ha già sospeso per due anni la patente. Per verità al vivace automobilista la patente era stata già sospesa due volte negli anni scorsi, e poi cortesemente riconcessa: essendosi senza dubbio ritenuto che si fosse emendato delle sue esuberanze. Invece no.
A lume di buon senso cè qualcosa - anzi molto - che non funziona, in tutto questo. Non siamo apostoli duna giustizia che ignori la pietà, e tanto meno nostalgici del boia. Ma la giustizia italiana pecca per mancanza di pietà nei confronti delle vittime. Colpa a mio avviso delle leggi, ma anche di una interpretazione delle leggi che spesso e volentieri pecca di arido formalismo burocratico e di cartaceo distacco dalle tristi e tragiche realtà della vita quotidiana. Dai «palazzacci» arriva agli italiani - sia o no nelle intenzioni dei magistrati - un messaggio inquietante. Non aspettatevi, dice il messaggio, che le sanzioni contro i delinquenti siano adeguate al sentimento popolare di riprovazione e dindignazione. Non crediate che le condanne emesse da Tribunali e Corti dAssise siano pronunciate per essere espiate. Si condanna sapendo che il condannato non sconterà mai per intero - e passi - ma nemmeno in buona parte la reclusione che gli è stato inflitta.
Ogni tanto unondata emotiva - è adesso il turno dei pirati della strada, presto ce ne dimenticheremo - scuote le coscienze e ottiene promesse draconiane. Ma poi passa. Ci sono reati della massima odiosità - ad esempio le truffe in danno di anziani e anziane privati dogni risparmio - che godono duna sostanziale impunità. Denunce a piede libero, seguite da un provvidenziale indulto. E poi, si sa, le carceri scoppiano, e allora lasciamoli lavorare i recidivi dellammazzamento stradale, i professionisti della truffa, gli specialisti del teppismo.
Mario Cervi
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.