Confindustria: governi zoppi frenano la crescita

La Marcegaglia teme che il voto anticipato blocchi le riforme e la ripresa produttiva. Ma il rilancio del Paese può avvenire solo grazie a un esecutivo stabile: proprio per questo servono nuove elezioni. Senza una maggioranza coesa il Cavaliere potrebbe solo vivacchiare

Confindustria: governi zoppi frenano la crescita

Emma Marcecaglia afferma che le elezioni anticipate, interrompendo il programma di riforme di legislatura, creerebbero al Paese un danno economico e provocherebbero una delusione degli imprenditori, proprio ora che si sta sviluppando la ripresa e che vi è bisogno di rafforzarla. Il pensiero della presidente della Confindustria è in linea teorica condivisibile. E coincide sostanzialmente con quello del centrodestra guidato da Silvio Berlusconi. Ciò sia nel campo della finanza pubblica, sia in quello delle deregolamentazioni e privatizzazioni che nel settore delle relazioni sindacali, con l’orientamento alla produttività.

Ma c’e un ma. Se il governo non ha una maggioranza coesa, disposta a seguirlo senza cavilli e distinguo ma in realtà è costretto a vivacchiare alla ricerca dei consensi, se cioè diventa una «anatra zoppa», la soluzione auspicata dalla Marcegaglia diventa pessima. Innanzitutto le valutazioni internazionali del rischio del nostro debito pubblico peggiorerebbero. Infatti non sarebbe chiaro se il governo sarebbe in grado di applicare alle riluttanti Regioni e agli altri soggetti i tagli che aveva stabilito, dato che lo spettro delle elezioni incomberebbe e ciascuno comincerebbe a pensare al proprio collegio elettorale. Inoltre gli analisti finanziari si interrogherebbero su che cosa possa uscire dalle urne elettorali, fra due anni e mezzo, alla scadenza della legislatura. Berlusconi, il presidente del Consiglio dell’anatra zoppa le vincerebbe di nuovo? E in caso contrario chi sarebbe il vincitore? L’Italia diventerebbe ingovernabile? Che sorti avrebbero la riforma sanitaria e delle pensioni?

Ma ammettiamo pure che in questi due anni e mezzo venga puntualmente applicato il programma di rigore dei conti pubblici messo in atto con grande tempestività dal governo Berlusconi (che secondo Luca Cordero di Montezemolo ha deluso!). Potremmo forse pensare che un centrodestra azzoppato sarebbe in grado di attuare le riforme che la Marcegaglia auspica ma che non sono facili da attuare? In ogni caso questa anatra zoppa sarebbe in ostaggio della Lega. Il Pdl ha una linea più articolata, a causa della sua più diversificata composizione e base elettorale. La Lega sa di avere bisogno di un Pdl robusto per resistere a certe tendenze del suo elettorato. Dunque, la durata della legislatura è un bene se l’anatra governativa può andare avanti con entrambe le zampe, senza zoppicare. Ma diventa un male se lo spettacolo è quello dell’anatra zoppa. Che peraltro farebbe piacere a quelli che odiano Berlusconi e lo vogliono far zoppicare per poi tirargli il collo.

Certo, non vi è solo l’alternativa delle elezioni anticipate, c’è anche la terza via, quella montezemoliana del governo tecnico. Ma invece del breve intermezzo delle elezioni che vi sarebbe nel caso di voto anticipato, ci sarebbe l’intermezzo fra la crisi del governo di centrodestra e la formazione del nuovo, con lo spettacolo dei vari leader che salgono al Quirinale per essere consultati dal presidente della Repubblica, uno spettacolo fatto apposta per deridere l’Italia, ridotta a uno scenario da operetta mentre c’è la sfida dei mercati globali del ventunesimo secolo. Il programma di rigore di Tremonti firmato da Berlusconi e controfirmato da Bossi sarebbe rimesso in discussione. E durante il governo di transizione ci sarebbero ancor meno riforme, che in quello dell’anatra zoppa. Gli interrogativi degli analisti finanziari su ciò che potrebbe succedere nella successiva legislatura diventerebbero ancora più complicati.

Sul lato opposto, quello delle elezioni anticipate, le distinzioni sono nette.

Ha ragione il 63% che ha votato per il nuovo contratto a Pomigliano o quel 37% che non lo vuole? Si deve plaudire al giudice del lavoro di Potenza che ritiene che il sabotaggio sia un diritto sindacale? Vogliamo la sanità tutta pubblica alla Nichi Vendola o il modello Lombardia con le cliniche private? Vogliamo la riduzione delle imposte sul risparmio o la tassazione patrimoniale? E vogliamo la riforma Gelmini che toglie il populismo dalle università? Vogliamo il matrimonio o i nuovi diritti delle coppie di fatto? L’immigrazione clandestina va o no eliminata? Insomma se vogliamo il vero Stato di diritto con il vero principio liberale di legalità occorre il semplice canone della democrazia competitiva: chi e con quali principi deve gestire lo Stato, con un governo coerente e durevole.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica